Fase 2, è scontro tra Stato e Regioni. “Rischiamo crisi economica irreversibile”

Boccia: "Ordinanze coerenti con Dpcm o impugnazione al Tar". I governatori: "Ci si dia possibilità di adottare misure meno stringenti"

ROMA – Tra Stato e Regioni sale la tensione sulla fase 2. A destra, come a sinistra, sono sempre di più i governatori che contestano il calendario dettato dal Premier, giudicato troppo incerto, non chiaro e con regole confuse. I governatori giudicano inaccettabile che il Governo continui a pretendere di dettare regole valide per tutti i territori senza tenere conto dei poteri di Regioni e sindaci.
Tutte le regioni hanno adottato ordinanze autonome. Questa mattina, durante l’assemblea dei Governatori, il ministro Boccia ne ha chiesto il ritiro ma si è scontrato con il ‘no’ di Zaia, Toti e Fedriga, posizione sostenuta pure dalla Lombardia. Sulla stessa linea anche la Sicilia: i governatori hanno ribadito, in ogni caso, l’esigenza di tornare da subito ad un regime costituzionale di maggiore autonomia delle regioni.
I governatori di centrodestra hanno elaborato, con alcuni costituzionalisti, un documento formale da presentare al Governo e che contesta l’accentramento dei poteri. A firmarlo sono i presidenti di Lombardia, Piemonte, Veneto, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Sicilia, Calabria, Basilicata, Abruzzo, Molise, Abruzzo, e il presidente della provincia autonoma di Trento.
“Le Regioni – scrivono – condividono le fondate preoccupazioni delle categorie più volte espresse e quindi, pur essendo pienamente consapevoli che il virus non conosce confini geografici, sottolineano l’importanza di produrre il massimo sforzo per contemperare la doverosa tutela della salute con la salvaguardia del tessuto economico, non solo per limitare allo strettissimo indispensabile la compressione delle più importanti libertà fondamentali dei cittadini ma anche per evitare che la gravissima crisi economica in atto diventi irreversibile, con le catastrofiche conseguenze sociali correlate”.
“Pare assolutamente necessario che l’attuale struttura del Dpcm 26 aprile 2020, imperniato su regole previste rigidamente in funzione della sola tipologia di attività economica svolta e con la possibilità di adottare, nelle singole regioni, solamente misure più restrittive, venga riformata in quanto non dotata della necessaria flessibilità capace di riconoscere alle Regioni, laddove la situazione epidemiologica risulti migliorata e i modelli previsionali di contagio in sostenuta decrescita, la possibilità di applicare nei loro territori regole meno stringenti di quelle previste a livello nazionale, con una compressione delle libertà costituzionali strettamente proporzionata all’esigenza di tutela della salute collettiva”.
“Le Regioni propongono, in presenza di una data situazione epidemiologica riscontrabile oggettivamente e certificata dall’Autorità sanitaria delle singole Regioni e sottoposta ad uno scrupoloso controllo del Governo, di garantire la possibilità di poter riaprire la propria attività a tutti coloro che rispettino le misure già previste dal DPCM del 26 aprile 2020 e dai protocolli di sicurezza aziendali”.
La lettera arriva in replica a quanto detto dal ministro Francesco Boccia in videoconferenza ai presidenti delle Regioni: “Propongo un metodo: ordinanze regionali coerenti con il Dpcm. Se ci sono ordinanze non coerenti invio una diffida, una lettera con la scheda indicando le parti incoerenti e la richiesta di rimuoverle (solo in caso di allentamento delle misure). Se non avviene sono costretto a ricorrere all’impugnativa al Tar o alla Consulta”.
Boccia spiega che “in base al monitoraggio delle prossime settimane ci potranno essere dal 18 maggio scelte differenziate” tra le Regioni sulle riaperture di attività. Il principio è “contagi giù uguale più aperture e viceversa – aggiunge -. Discuterete del monitoraggio con il ministro della Salute Speranza (a seguire in videoconferenza con le Regioni, ndr). Definito il monitoraggio si potrà procedere a differenziazioni”. Per il ministro “è molto importante dare un segnale di unità. Se non siamo uniti noi non possiamo chiederlo ai cittadini. Ci vogliono unità, serietà e responsabilità. L’obiettivo è sempre quello della tutela dei cittadini”.

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