Cig, partono i primi pagamenti in Sicilia. M5s attacca: “Ritardo vergognoso”

L'assessore Scavone: "Pronti a essere trasferiti all'Inps i primi 1.400 decreti". Cancelleri: "Nessuna regione così lenta". Assostampa: "Notizie non hanno bisogno del consenso della politica"

PALERMO – “Da domani i nove Centri per l’impiego della Sicilia, con oltre 140 persone, inizieranno a trasferire all’Inps i primi 1.400 decreti per il pagamento della Cassa integrazione in deroga. Dalla prossima settimana gli uffici lavoreranno da duemila a duemilacinquecento decreti al giorno, tutti trasferiti in rigoroso rispetto cronologico”. L’assessore regionale al Lavoro Antonio Scavone si fa sentire dopo l’allarme lanciato da diversi politici dell’Isola.
“Notizie di inquietudine – continua il componente del governo Musumeci – sono consentite, notizie di strumentalizzazione rispetto a un problema così delicato, che riguarda la gente che ha difficoltà non solo ad aspettare un 27 che non arriverà, ma a sfamare la propria famiglia, non sono consentite a nessuno”.
Scavone spiega che “per prima cosa la Regione ha cercato le risorse: la prima tranche ha superato i 108 milioni di euro, la seconda i 100 milioni di euro e complessivamente ci saranno a disposizione 300 milioni di euro, per una platea di percettori che dovrebbe superare le 220 mila persone. Siamo partiti con un sistema molto attento, con una piattaforma informatica. Abbiamo verificato le procedure, le abbiamo semplificate, oltre a incontrare oltre cinquanta tra organizzazioni sindacali, datoriali e anche professionali. Abbiamo risposto come Regione a circa ottocento mail nel weekend, che ha preceduto l’avvio della Cassa integrazione in deroga. Proprio in queste ore con l’Inps abbiamo integrato i sistemi informatici, quindi nessuna polemica sui sistemi che non dialogano”.
Dure le reazioni alle parole di Scavone: “Leggo sbigottito che sbandiera di aver fatto un ‘ottimo lavoro’ sulla cassa integrazione per i lavoratori siciliani – dice il viceministro Giancarlo Cancelleri -. A questo punto Scavone mi dica dove mandargli le centinaia di messaggi che ricevo ogni giorno da parte dei lavoratori disperati, che non hanno incassato il becco di un quattrino ancora oggi. Ci vuole davvero coraggio a fare queste dichiarazioni, visto che la Sicilia è l’unica regione a non aver trasmesso ancora i dati all’Inps per la cassa intestazione in deroga”.
Cancelleri sottolinea che “la Sicilia è unica regione a non aver dato un solo euro di cassa integrazione agli oltre 200 mila siciliani che ne hanno diritto. In questo momento di grande crisi questo è un delitto, visti soprattutto gli sforzi del governo nazionale per abbattere i tempi lunghi, tempi che purtroppo sono stati vanificati dal governo Musumeci. La regione Lazio, per esempio, già il 2 aprile ha inviato le prime pratiche all’Inps e in questi giorni i primi lavoratori stanno ricevendo la cassa integrazione. In Sicilia, nella più rosea delle previsioni, i lavoratori vedranno i primi soldi il 15 maggio, con un mese di ritardo, è una vergogna”.
Critiche anche dai deputati regionali M5s: “Nel tentativo di dare rassicurazioni l’assessore regionale Scavone ha invece confermato che la Regione è ancora in alto mare per quanto riguarda l’erogazione della cassa integrazione ai 136.706 lavoratori delle 37.277 aziende che ne hanno fatto richiesta. La procedura, dal nostro punto di vista, si intende completa solo quando i siciliani avranno i soldi nel proprio conto corrente”.
“Al ritmo annunciato da Scavone, di circa 2.500 pratiche al giorno e sperando che siano stati veramente allineati i flussi informatizzati pdf/xml per il trasferimento dei dati all’Inps e considerati i necessari passaggi successivi con le aziende, stimiamo che saranno necessarie ancora alcune settimane prima che ai lavoratori arrivino i soldi”, aggiungono.
Da registrare anche una nota dell’Assostampa regionale e della provincia di Palermo in replica alle parole di Scavone:  “Non è esplicitato a quali notizie e a quale fonte l’assessore faccia riferimento. Se fossero notizie diffuse nell’esercizio dell’attività giornalistica (ma anche se n lo fossero) non hanno necessità di alcun consenso da parte della politica. La libertà di espressione non ha questo tipo di limiti. La censura del diritto di cronaca, in particolare, può avvenire solo se viene meno l’utilità, la verità e la forma civile. Altre restrizioni contrastano con l’art. 21 della nostra Costituzione. Piaccia o non piaccia – conclude il sindacato dei giornalisti – così è la libertà di stampa e nessuno, almeno finora per fortuna, ha potuto farci nulla”.

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