Tutti contro lo sbarco di Alan Kurdi. Musumeci: ‘Trovata nave per quarantena’

Provvedimento della protezione civile: "I 156 migranti resteranno in mare". I lampedusani: "Stop fino al termine dell'emergenza"

CATANIA – I 156 migranti soccorsi dalla Alan Kurdi non sbarcheranno in un porto italiano, ma verrà individuata – con il supporto della guardia costiera – una nave sulla quale saranno trasferiti nelle prossime ore per la quarantena e i controlli della Croce rossa italiana e delle autorità sanitarie locali.
Lo prevede un provvedimento firmato dal capo della protezione civile, Angelo Borrelli, su richiesta della ministra delle Infrastrutture e Trasporti, Paola De Micheli. La nave della ong tedesca Sea Eye si trova al largo delle coste occidentali della Sicilia.
“Abbiamo trovato una nave per la quarantena degli immigrati – dichiara il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci -, capace di ospitare fino a 488 persone. è la Motonave Azzurra della compagnia Gnv, dotata di protocollo sanitario per l’assistenza a bordo di casi di Covid-19 positivi, idonea quindi a garantire le condizioni sanitarie necessarie alla quarantena di sospetti contagi e attrezzata anche per preparare i pasti giornalieri. Ecco la nostra soluzione, presidente Conte, non ci sono più alibi. Basta solo sottoscrivere il contratto. Ed è un compito del governo nazionale”.
“Non c’è più motivo – prosegue il governatore – di scaricare sulle strutture della Sicilia il peso organizzativo di collocare centinaia di persone immigrate, pronte a sbarcare nei prossimi giorni sulle coste siciliane, vittime di spregiudicati venditori di carne umana. La Sicilia non vuole vivere col coronavirus la stessa drammatica esperienza della Lombardia: la gente ha paura, i sindaci hanno civilmente lanciato l’allarme, come faccio io da tre giorni. Evitiamo altra tensione sociale. I migranti che rischiano di annegare vanno soccorsi e messi in quarantena. Ma lo si faccia su una nave in rada. E anche presto”.
L’intervento del governo, sottolinea il ministero, “è coerente con le politiche del governo italiano sull’immigrazione e si è reso necessario a seguito del rifiuto, da parte della Alan Kurdi, di seguire la procedura per l’accoglienza nel proprio paese di bandiera che è la Germania”.
Sulla vicenda i lampedusani hanno invocato la chiusura dell’hotspot di contrada Imbriacola chiedendo di dichiarare, per il tempo dell’emergenza sanitaria coronavirus, “porti non sicuri” gli scali di Lampedusa e Linosa. I timori per il rischio contagio da Covid-19 sono stati acuiti dalla notizia di un 15enne egiziano – giunto a Lampedusa e trasferito prima a Porto Empedocle (Ag) e poi a Pozzallo (Rg) – che è risultato positivo.
Gli isolani stanno portando avanti una raccolta di firme per far chiudere l’hotspot. A promuoverla è stato l’attore lampedusano, residente a Palermo, Tony Colapinto. I lampedusani hanno paura che anche le forze dell’ordine e i medici che vanno in banchina per visitare i migranti che approdano possano venire – nonostante i presidi di sicurezza – contagiati. Dopo che è risultato positivo il 15 egiziano, sia il medico del Poliambulatorio che lo stesso direttore Francesco Cascio sono stati sottoposti a tampone, il cui esito è stato negativo.

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