Vittoria, elettrostimolazioni contro le dipendenze

di Nuccio Sciacca - Si ottengono buoni risultati se associate alla terapia farmacologica

L’Unita operativa per le Dipendenze Patologiche dell’Asp di Ragusa, anche con l’utilizzo di fondi vincolati, si è dotata di uno strumento innovativo che attraverso le elettrostimolazioni integra l’utilizzo dei farmaci nella cura delle patologie nate dalle dipendenze, soprattutto quelle dovute all’uso di sostanze stupefacenti, ma anche la ludopatia, che colpisce giovani e adulti impegnati nelle scommesse e nei giochi d’azzardo.
E, ancora, il gaming disorder, cioè la dipendenza da videogiochi che riguarda sempre più i bambini, fino alla cosiddetta porno-dipendenza in crescita, per il facile accesso via internet, anche tra gli adolescenti.
Mediante questa nuova terapia è possibile applicare nel cervello un campo magnetico che si trasforma in un campo elettrico capace di attivare alcune particolari cellule per produrre la modifica dell’assetto strutturale e neurobiologico mettendo in moto dei meccanismi di rimodulazione celebrale.
«È una tecnica che sta facendo parlare di sé in tutto il mondo e che non ha effetti collaterali significativi e questo ci rassicura sulle modalità di applicazione – commenta il direttore della UO, Giuseppe Mustile – si tratta di una terapia nuova, non farmacologica né psicoterapica ma elettrostimolante. È un’alternativa ai farmaci soprattutto in alcuni casi specifici come per chi ha sviluppato la dipendenza da cocaina, ma anche la ludopatia, dove vi è una scarsissima possibilità di intervento farmacologico».
Aderendo a uno specifico corso tenuto dai docenti universitari Marco Diana e Angela Maria Sanna, l’Asp ha provveduto a formare numerosi operatori sanitari di tre diversi servizi (tossicodipendenza, psichiatria e neurologia) con l’obiettivo di favorire la condivisione delle conoscenze tra specialisti differenti.
Ma come interviene la stimolazione magnetica trancranica? «È una terapia alternativa a quella farmacologica e avviene attraverso la stimolazione elettrofisiologica seguendo una logica di tipo anatomico – spiega Marco Diana, farmacologo e docente dell’Università di Sassari -, il campo elettromagnetico ha il vantaggio di attraversare la teca cranica in modo indolore ma nel tessuto cerebrale si trasforma in un campo elettrico che depolarizza o iperpolarizza i neuroni modulando dunque l’attività delle strutture sottostanti come la corteccia celebrale. Stimolando specifiche aree, convogliamo su determinati sistemi neurotrasmettitori che riteniamo essere importanti nella patogenesi della malattia».
Una terapia che ha diverse applicazioni pratiche, come conferma Angela Maria Sanna dell’Università di Cagliari: «Non solo un intervento nell’ambito delle dipendenze e della psichiatria ma anche nel campo della neurologia. La stimolazione magnetica transcranica rallenta la progressione del disturbo di alcune malattie neurodegenerative, dove non è, tra l’altro, possibile intervenire attraverso risorse farmacologiche. E a fronte di effetti collaterali molto limitati, questa diventa una metodica molto importante».
Lo strumento è attualmente ospitato al Sert di Vittoria ma sono già in fase di allestimento a Ragusa nuovi e più funzionali locali.

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