Catania

Incontro sull'Iran all'Associazione diplomatici: "Il rischio è la bomba atomica"

CATANIA – “Dopo anni di sanzioni pesanti all’Iran è difficile oggi trovare un accordo e il rischio, alla fine di questi atti che si spera non siano troppo sanguinosi, sarà la scelta iraniana di dotarsi davvero della bomba atomica, con delle conseguenze che forse è meglio non immaginare”. Non lasciano ben sperare le previsioni di Lucio Caracciolo, direttore della rivista di geopolitica Limes, ospite del primo appuntamento annuale del ciclo “Words of tomorrow” promosso da Associazione Diplomatici – dal titolo “America contro tutti, ma non tutti contro l’America” – che si inseriscono nell’ambito del corso di formazione che porterà gli studenti catanesi alla nona edizione del Change the world model United nations che si terrà dal 26 marzo all’1 aprile a New York, con tanti ospiti d’eccezione tra cui il 42° presidente degli Stati Uniti Bill Clinton e il cantautore Francesco De Gregori, che regalerà agli studenti un concerto speciale.
Inevitabile affrontare con il professore Caracciolo la situazione geopolitica attuale, oggi più che mai complessa e intrigata, analizzata approfonditamente insieme ai tanti ragazzi e agli ospiti presenti in sala che alla fine dell’incontro hanno fatto molte domande sulle dinamiche che regolano la crisi tra Stati Uniti e Iran. “Partiamo da quello che sta succedendo tra Stati Uniti e Iran per capire più in generale il ruolo degli americani nel mondo e il nostro ruolo in quanto partner, seppure subordinato, degli Stati Uniti – continua Caracciolo. Fra Iran e Stati Uniti c’è una vecchia storia che comincia almeno nel 1979, da quando alcuni studenti iraniani penetrarono nell’ambasciata americana a Teheran prendendo un centinaio di ostaggi. Quella ferita non è stata ancora rimarginata nella memoria americana e da allora l’Iran è l’uomo nero per l’establishment americano e per buona parte dell’opinione pubblica che si interessa di politica internazionale”.
Che cosa è successo in questi giorni? Il direttore di Limes lo spiega senza mezzi termini: “Inaspettatamente anche per i suoi stessi generali Trump ha chiesto una testa, quella del generale Soleimani, che non era semplicemente un eroe militare dal punto di vista iraniano, ma probabilmente il secondo uomo più influente in Iran dopo la guida suprema Khamenei. Questo evento ha provocato uno shock in Iran, probabilmente anche tra i generali che hanno dovuto eseguire un ordine nel quale non credevano molto. E a quel punto gli iraniani sono stati costretti a replicare e lo hanno fatto con una certa gentilezza, facendo sapere agli americani dove e quando avrebbero colpito. La partita a questo punto in teoria sarebbe chiusa – conclude Caracciolo – ma non ci vuole molta perspicacia per capire che era solo la scena prima del primo atto. Ce ne saranno molte altre, alcune le vedremo altre no, e potrebbero essere colpiti diplomatici, inviati e militari”.

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