Miccichè sentito in Procura sul caso Arata

Palermo. Il presidente dell'Ars ascoltato come teste nell'inchiesta sulle presunte tangenti

PALERMO – E’ durato un’ora e mezza l’interrogatorio del presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè, sentito come persona informata sui fatti dal procuratore aggiunto di Palermo Paolo Guido e dal pm Gianluca De Leo nell’ambito dell’inchiesta sulle tangenti che sarebbero state intascate da alcuni funzionari regionali per facilitare il rilascio di autorizzazione di impianti per le energie rinnovabili.
L’indagine portò all’arresto, tra gli altri, di Paolo Arata, faccendiere ed ex consulente della Lega, e dell’imprenditore mafioso Vito Nicastri, entrambi accusati di corruzione e intestazione fittizia, soci occulti in progetti che puntavano sulle energie alternative.
Il nome di Miccichè, che è testimone e non indagato, emerge in quanto sarebbe stato tramite tra Arata e gli assessori all’Energia e alle Attività produttive Mimmo Turano e Alberto Pierobon. I due politici avevano un ruolo chiave nelle vicende legate ai procedimenti amministrativi che interessavano al duo Arata-Nicastri.
Il presidente dell’Ars è stato compagno di partito di Arata, entrambi hanno militato in Fi, ma a chiedergli di incontrare il faccendiere sarebbe stato Alberto Dell’Utri, fratello dell’ex senatore, circostanza confermata dal teste. I pm hanno intanto voluto accertare se Miccichè sapeva che dietro gli affari di Arata c’era Nicastri, all’epoca già sospettato di legami mafiosi e destinatario di una maxi confisca. Il presidente dell’Ars ha negato, ma il figlio di Arata, Paolo, anche lui indagato per corruzione, lo ha smentito, sostenendo che fosse al corrente che Nicastri fosse coinvolto nei loro affari. A dirglielo sarebbe stato proprio Turano.
Il presidente dell’Ars ha poi confermato che Arata gli chiese un appuntamento con l’assessore Pierobon, ma che la sua intermediazione fu inutile perché i due si incontrarono autonomamente. Infine, i pm hanno approfondito la vicenda della presunta convocazione da parte di Miccichè del direttore del Dipartimento regionale acqua e rifiuti Salvo Cocina che, a dire del funzionario regionale Alberto Tinnirello, anche lui indagato per corruzione, sarebbe stato considerato da Arata un ostacolo per i suoi interessi illeciti.
Miccichè ha negato di averlo mai convocato ammettendo di averlo casualmente incontrato in assessorato insieme a Pierobon. Davanti ai pm c’è ora l’assessore al Territorio Salvatore Cordaro, sentito sempre come testimone.

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