Disabile in catene, tutori chiedono perdono

I coniugi di Naro hanno ammesso le proprie responsabilità spiegando di aver commesso il gesto per evitare che il ragazzo si allontanasse da casa

NARO (AGRIGENTO) – Hanno ammesso i fatti davanti al Gip del Tribunale di Agrigento, Luisa Turco. Ma si sono detti “dispiaciuti e scossi”. I coniugi di Naro, arrestati per aver segregato il nipote disabile, legandolo al letto con una catena alla caviglia, hanno anche chiesto “perdono”.
I due: zii del 33enne, rappresentati dall’avvocato Alba Raguccia, sono indagati per maltrattamenti in famiglia e sequestro di persona. La donna ha risposto all’interrogatorio, mentre il marito ha rilasciato dichiarazioni spontanee. Entrambi hanno fornito delle giustificazioni spiegando di averlo fatto perché, nei mesi precedenti, il ragazzo si era allontanato dall’abitazione facendo perdere le sue tracce. Era stato ritrovato, molti giorni dopo, una volta in Calabria e l’altra in Campania.
La vicenda era anche stata oggetto di alcuni servizi sulla trasmissione Rai “Chi l’ha visto”. La situazione dei coniugi di Naro, che dovevano accudire il disabile, era stata segnalata anche ai Servizi sociali del Comune. L’inchiesta, che ha portato all’arresto dei carabinieri, è stata coordinata dal procuratore Luigi Patronaggio e dal pm Gloria Andreoli

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