In Sicilia un bambino su tre è povero

Presentato a Catania il rapporto Save the children: dispersione scolastica al 22%, il 34% dei minori non fa sport

CATANIA – Oggi in Sicilia il 34,3% dei minori vive in condizioni di povertà relativa, un dato al di sopra della media nazionale che si attesta al 22%. Una condizione che coinvolge più di 1 minore su 3 nella regione, e che conferma come il tema della povertà minorile resti una vera emergenza.
Basti pensare che a livello nazionale negli ultimi dieci anni il numero dei minori in Italia che vivono in povertà assoluta è più che triplicato, passando dal 3,7% del 2008 al 12.5% del 2018, 1,2 milioni di bambini.
Questi alcuni tra i dati messi in luce dal X Atlante dell’infanzia a rischio di Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro, che viene presentata oggi in contemporanea in 10 città italiane, tra cui Catania, alla presenza del Ministro per il Sud e la coesione territoriale, Giuseppe Provenzano e di Salvo Pogliese, Sindaco di Catania.
Sebbene il dato di spesa media annua in Italia resti insufficiente, la Sicilia – negli ultimi 10 anni – ha incrementato di 42 euro la spesa pro capite per interventi a favore dell’area famiglia/minori, arrivando a 113 euro.
In Sicilia solo il 5.2% dei bambini ha accesso ai servizi per la prima infanzia (nel 2008 era il 6%), con una spesa media pro capite da parte dei comuni che si attesta su 351 euro. Anche la scuola è stata in questi anni colpita pesantemente in tutto il paese dai tagli alle risorse, spesso lineari, che hanno penalizzato le aree già in difficoltà.
Sebbene nell’ultimo decennio si siano fatti grandi passi in avanti sul tema della dispersione scolastica, le differenze tra regioni sono molto ampie e la Sicilia si attesta sul 22.1%, unica insieme a Calabria e Sardegna a superare il tetto del 20%, superiore alla media nazionale (14,5%).
Scuole che restano luoghi non sicuri per gli studenti, nell’Italia fragile dal punto di vista sismico e idrogeologico: in un Paese in cui gli indicatori sono drammatici, in Sicilia il 71.9% degli edifici scolastici è privo del certificato di agibilità, un numero ben superiore alla media nazionale del 53.9%. In un paese in cui si è disinvestito sulle politiche sociali e sull’infanzia, la povertà educativa è una piaga in continua crescita.
Basti prendere in considerazione alcuni indicatori: quasi un minore su 2 non apre un libro durante l’anno, un dato che in Sicilia sale al 68.9%. Anche lo sport resta per molti un privilegio: in Italia meno di un minore su cinque (tra i 6 e i 17 anni) non fa sport, con la Sicilia che svetta in negativo con il suo 34.4%, il dato più alto in Italia.
Bambini e ragazzi che leggono sempre meno, fanno poco sport e che non sono sottoposti a stimoli culturali, sono invece iperconnessi: nell’ultimo decennio si è assistito a una rivoluzione che ha portato all’aumento esponenziale dei minori che usano ogni giorno la Rete. Nel 2008 solo il 13.7% dei bambini e adolescenti siciliani usava tutti i giorni internet, una quota che è passata al 47.7% nel 2018.
“I danni provocati in quest’ultimo decennio dall’inerzia della politica, dai mancati investimenti nei servizi per la prima infanzia, nella scuola, nelle politiche sociali sono sotto gli occhi di tutti e hanno colpito anche la nostra regione. Insieme alle diseguaglianze intergenerazionali, si sono acuite le diseguaglianze geografiche, sociali, economiche, tra bambini delle aree centrali e delle periferie, tra italiani e stranieri, tra figli delle scuole bene e delle classi ghetto. Si sono divaricate le possibilità di accesso al futuro”, spiega Alessio Fasulo, referente territoriale di Save the Children in Sicilia.

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