“Condannati a restare uniti”

L.Cil. Musumeci sul palco della manifestazione del centrodestra a Roma: "La coalizione non può dividersi". Ovazione su Lampedusa. FOTO

ROMA – Lo aveva ampiamente annunciato. Nello Musumeci, da presidente della Regione siciliana eletto dalla coalizione del centrodestra, ha partecipato a Roma al raduno voluto da Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi per dare un segnale forte al governo giallorosso.
Una manifestazione dai grandi numeri e composta, secondo gli organizzatori in 200 mila persone provenienti da tutta Italia, con la parola d’ordine “Orgoglio italiano”. E alla fine l’obiettivo è raggiunto: rilanciare la coalizione a trazione leghista, in un altro giorno segnato dal caos interno all’esecutivo.
Abbracci, incontri e attestati di stima (come testimoniano abbondantemente le foto scattate nel retroplaco) che rinvigoriscono moralmente il governatore sempre alle prese con i mal di pancia della sua maggioranza all’Ars.
“Da questa piazza voglio dire grazie a Lampedusa lasciata sola da un’Europa cinica e iprocrita, sola nell’accogliere i vivi e i morti. I vivi destinati destinati a una esistenza di stenti, di privazione e di sfruttamento. E i poveri che hanno affollato un cimitero senza croci qual’è il Mediterranea” esordisce cavalcando un tema caro alla piazza leghista che gli tributa una ovazione.
“Nell’ultimo anno abbiamo vissuto mesi di serenità, senza morti e senza tratte umane – riconoscendo il buon lavoro all’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini – Ma negli ultimi mesi tutto ciò è sfumato. Noi con autorevolezza avevamo chiesto il buonsenso, invece la Sicilia è diventato un campo profughi per migliaia di disperati. Di fronte a un Europa che si volta dall’altra parte che lascia soli i paesi poveri dove dovrebbe intervenire e portare la crescita. Un dramma al quale avevamo chiesto solidarietà concreta”.
Infine l’accorato appello alla piazza gramita: “Noi siamo condannati a governare l’Italia, così come stiamo facendo in Sicilia. Un centrodestra organico con la Lega, FdI, Forza Italia con i popolari, i gruppi centristi, autonomisti. Noi dobbiamo fare dell’alleanza un valore, la nostra coalizione vince soltanto se è unita. Lo dimostra la cronaca e la storia, l’unità è un valore o un male necessario, non possiamo dividerci lasciando il Paese in mano alla demagogia in mano a una sinistra prigioniera del proprio dogma del proprio odio e della propria incapacità di saper parlare al cuore degli italiani. Come canne al vento non ci spezziamo, non ci pieghiamo e facciamo appello agli italiani che sono maggioranza morale”.
Il presidente della Regione saluta con un bagno di entusiasmo convinto che la piazza romana porti in dote un “grande messaggio profondo, sintesi dell’Italia che produce e che vuole lavorare”.
Caduto infine nel vuoto l’appello a evitare simboli di partito, a favore del tricolore: tantissimi avevano in mano le bandiere con Alberto da Giussano, molte quelle con la Fiamma di Fratelli d’Italia e qualcuna anche di Forza Italia. Una folla vivace, motivata, che lancia a più riprese bordate di fischi e insulti soprattutto a Beppe Grillo, ma anche al premier Giuseppe Conte, al Pd, ai Cinque Stelle, ai giudici e a Gad Lerner.






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