Misterbianco, Comune sciolto per mafia

Arriva la decisione del Cdm, accertati condizionamenti delle cosche. Il sindaco Di Guardo: "Si è voluta spegnere una voce istituzionale che invece si è sempre levata contro il malaffare"

CATANIA – Il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, a seguito di accertati condizionamenti da parte delle locali organizzazioni criminali, a norma dell’articolo 143 del Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali (decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267), ha deliberato lo scioglimento per diciotto mesi del Consiglio comunale di Misterbianco (Catania) e il contestuale affidamento dell’amministrazione dell’ente a una commissione di gestione straordinaria. Lo rende noto il comunicato stampa del Cdm.
Inoltre, su proposta dello stesso Ministro, in considerazione della necessità di completare l’azione di ripristino dei principi di legalità all’interno dell’amministrazione comunale, il Consiglio dei ministri ha deliberato la proroga per sei mesi del provvedimento di scioglimento del Consiglio comunale di Sogliano Cavour (Lecce).
La prefettura di Catania aveva attivato un’ispezione al Comune dopo che l’inchiesta su mafia e scommesse online ‘Revolution bet 2′, il 21 novembre scorso, ha portato agli arresti domiciliari, da parte dei carabinieri, del vicesindaco Carmelo Santapaola per intestazione fittizia di beni.
La Dda della Procura contesta a Carmelo Santapaola di essere titolare di fatto, assieme ai fratelli Carmelo e Vincenzo Placenti, indicati ai vertici del gruppo legato a Cosa nostra, dell”Orso Bianco Caffè’, locale già sequestrato il 14 novembre scorso. Il vicesindaco e assessore alle Manutenzioni si era dimesso dal suo incarico, ma il prefetto lo stesso giorno lo aveva sospeso dalle funzioni.
Non si è fatta attendere la nota del sindaco Di Guardo: “Il Consiglio dei ministri, con un’accusa infamante e inverosimile, ha sciolto il Consiglio comunale di Misterbianco per infiltrazioni mafiose. Sono indignato! Con quest’atto incomprensibile le autorità statali umiliano e mortificano uno dei più virtuosi comuni siciliani, esempio di legalità e buongoverno.
Non conosco ancora i contenuti della relazione con la quale il prefetto di Catania ha avanzato la proposta di sciogliere il Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose. Credo, però, che il prefetto, nel suo agire, sia incorso in un clamoroso abbaglio. Dico questo perché, sotto la mia sindacatura, nessuna azione amministrativa è stata condizionata da forze esterne e nessuna cosca mafiosa ha messo piede o ha trovato accoglienza o connivenza nel mio comune.
Il decreto di scioglimento del Consiglio mi appare perciò come un’insopportabile provocazione, uno scandalo che grida giustizia, al quale reagiremo con assoluta determinazione per tutelare il buon nome e la dignità di una comunità ferita e oltraggiata ingiustamente. Oggi è un triste giorno per Misterbianco.
Paradossalmente, lo scioglimento del Consiglio di Misterbianco per infiltrazioni mafiose obbedisce alla logica del potere mafioso. Si è voluta spegnere una voce istituzionale che inflessibilmente si è levata contro la mafia e il malaffare. Ne godranno certamente alcuni squallidi personaggi politici e qualche potentato economico avvezzo alla corruzione.
Ma non si illudano. Noi, in ogni caso, non demorderemo e continueremo, come sempre, la nostra battaglia per una Misterbianco civile, progressista e libera da ogni condizionamento.
Lascio il mio comune con i conti perfettamente in regola, con numerosi progetti e iniziative che mi auguro saranno portati avanti per il bene della mia città e con un corpo impiegatizio preparato ed efficiente che saluto e ringrazio. Per quanto mi riguarda non ho rimpianti perché ho servito la mia città fino in fondo con impegno, passione e onore”.

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