Palermo: Miccoli è un caso

Polemiche sulla partecipazione del bomber alla partita con le vecchie glorie. Orlando non va al Barbera. Il giocatore: "Spero nel perdono". La società: "Condanna alla mafia è netta"

PALERMO – Il ritorno di Fabrizio Miccoli a Palermo diventa un caso. Il sindaco Leoluca Orlando, che era stato presente al primo allenamento della nuova squadra a Petralia Sottana e che sarà presente alla prima partita ufficiale interna allo stadio Barbera il prossimo 8 settembre, ha invece fatto sapere che non sarà presente questa sera al Barbera per la partita amichevole fra la squadra e le vecchie glorie rosanero.
La decisione sarebbe da collegare alla presenza in campo dell’ex bomber Fabrizio Miccoli, condannato in primo grado a tre anni e sei mesi per estorsione. Ieri Maria Falcone, sorella del giudice assassinato dalla mafia, aveva criticato la decisione del patron della nuova società Dario Mirri di invitare alla partita di battesimo del nuovo Palermo anche Miccoli, che in un’intercettazione aveva definito “un fango” il magistrato.
MICCOLI: “SPERO NEL PERDONO”. Il giocatore è intervenuto sulle polemiche attraverso il suo profilo Instagram: “Mi spiace avere creato una polemica sulla mia partecipazione alla gara delle vecchie glorie del Palermo. È un evento sportivo al quale io partecipo e avrei partecipato come uomo di sport che, credo, ha in qualche modo contribuito, insieme agli altri presenti e no, ai risultati e successi del Palermo. Riguardo i miei errori per i quali sono pronto a pagare il conto che la giustizia, eventualmente, riterrà di dovermi presentare, mi auguro ci sia ancora spazio, tra di noi e nella nostra società, per il perdono. Un perdono, e non una giustificazione, dunque, che ho chiesto e che chiedo ancora, nella speranza di poter essere riabilitato davanti agli occhi di tutti gli sportivi”.
“So bene che noi campioni siamo spesso presi da esempio da ragazzi e tifosi. Proprio per questo voglio essere chiaro nel dire loro che il rispetto della legge e la legalità sono valori da difendere sempre e comunque, come pure il lavoro di tutti gli uomini che nelle istituzioni e nella società civile si battono perchè questi valori vengano sempre rispettati”, aggiunge. L’ex capitano del Palermo sottolinea come ogni suo ritorno in città è un modo per non scappare davanti alle sue responsabilità. “Tornare ogni volta a Palermo – sostiene – è il mio non sottrarmi al giudizio della gente. Ogni volta è una consapevolezza ed il mio personale calvario e se qualcuno pensa diversamente sbaglia. Mi dispiace poi, per chi viene colpito per colpa mia. Il mio è un continuo dolore. Indietro non posso tornare. Chiedo ancora scusa”.
LA NOTA DELLA SOCIETA’. Anche il club rosanero, in una nota, ha spiegato la sua posizione. “Il Palermo e tutti coloro che lo rappresentano e vi operano sono chiari e netti nel condannare la mafia e la malavita, nonché il mancato rispetto della legalità in genere, quale che esso sia e in qualsivoglia forma si presenti. Le condotte di Miccoli per quanto caratterizzate da postume scuse o non ancora soggette a condanna definitiva fanno parte di una cultura che, non solo non è della realtà del nuovo Palermo, ma sono da questa società e da tutti coloro che la rappresentano e vi operano nettamente combattute, avversate e contrastate”.
La società rosanero che la presenza di Miccoli tra le vecchie glorie “è solo una scelta dovuta al rispetto della storia calcistica della città, scelta lungamente dibattuta all’interno della società e presa nel timore che, la decisione opposta, avrebbe significato falsare una verità storica sportiva (che di questo e di niente altro si tratta)”. Il club presieduto da Dario Mirri ribadisce la sua posizione sottolineando che “nessun dubbio e nessuna ambiguità” possono esserci sulla vicenda. Piena condanna e assoluto sostegno alle attività della magistratura e delle istituzioni, nella consapevolezza che tutti, anche la Ssd Palermo, in tutto questo possono avere un ruolo, cercando di contribuire a cambiare sacche di incultura e mentalità capaci solo di frenare sviluppo e benessere per i cittadini e la nostra comunità. Ciò che ci sentiamo di potere dovere attuare senza timore alcuno, anche riconoscendo il merito, solo ed esclusivamente sportivo, a chi indubbiamente e obiettivamente lo ha acquisito”.

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