In due si immergono: morto e disperso

I sub stavano pescando all'Isola delle Femmine

PALERMO – Un’immersione per ammirare da vicino due relitti sul fondale marino nei pressi dell’Isolotto: un aereo di guerra e il piroscafo Loreto affondato nella seconda guerra mondiale. Ma quella che doveva essere una giornata di relax e divertimento si è trasformato in tragedia per due sub palermitani che hanno perso la vita nello specchio d’acqua antistante Isola delle Femmine, uno dei punti più belli del litorale palermitano in direzione dell’aeroporto di Punta Raisi.
Uno è morto subito dopo essere riemerso velocemente, l’altro risulta ufficialmente ancora disperso, anche se le speranze sono praticamente nulle. Antonio Aloisio, 56 anni, funzionario di banca, sposato e padre di due figli, e Giuseppe Migliore, di 58, imprenditore anche lui sposato e con tre figli, appassionati di diving, erano usciti questa mattina a bordo di un gommone dal porticciolo della località balneare. Con loro anche un amico, rimasto a bordo del battello, che ha assistito impotente alla tragedia. Il primo a sentirsi male è stato Aloisio che è risalito senza rispettare i tempi di decompressione prima di perdere i sensi una volta sul gommone. Probabilmente Migliore era in difficoltà e lui voleva dare subito l’allarme.
L’amico lo ha portato sulla banchina del porticciolo dove i sanitari del 118 hanno cercato di rianimarlo, ma per lui non c’è stato nulla da fare. A questo punto sono scattate immediatamente le ricerche dell’altro sub, che non era più riemerso. Alle operazioni, andate avanti per diverse ore, hanno partecipato le motovedette della Guardia Costiera e i sommozzatori dei vigili del fuoco che hanno battuto palmo a palmo la zona davanti l’isolotto. Il fondale in quel tratto di mare, a circa un miglio dalla costa, è profondo anche oltre gli 80 metri mentre i sub dei vigili del fuoco possono arrivare fino a 50 metri.
Nelle ricerche del sub disperso è stato così deciso di utilizzare anche il Rov (Remotely Operated Vehicle), un “robottino” in dotazione alla capitaneria di porto. Uno di quelli utilizzati per scandagliare i fondali molto profondi, come avvenne il 6 agosto del 2005 quanto l’Atr72 della compagnia Tuninter in volo da Bari a Djerba fu costretto ad ammarare per mancanza di carburante proprio in questo tratto di mare. Un incidente che provocò la morte di 16 passeggeri. In quell’occasione fu possibile il recupero di alcuni corpi proprio grazie all’utilizzo dell’apparecchiatura telecomandata.
Sulla banchina del porto la disperazione dei familiari dei due sub, molto conosciuti nell’ambiente degli appassionati di diving: “Erano sub esperti – dice un amico – avevano il brevetto. Arrivare a 70 metri di profondità non è semplice. Ci vuole molta preparazione”. Il medico legale ha compiuto l’ispezione cadaverica sul corpo della vittima recuperata, mentre l’autorità giudiziaria, che ha aperto una indagine, ha sequestrato il gommone e l’attrezzatura e disposto l’autopsia. La morte quasi certamente è stata causata da una embolia.

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