Manager morto in Croazia: sulla barca c’era un generatore vietato per legge

Eugenio Vinci avvelenato dai fumi tossici della benzina. Arrestati e rimessi in libertà provvisoria il proprietario dell'imbarcazione e lo skipper, di 27 anni. I due bambini in condizioni gravissime. VIDEO

"Così è morto Eugenio Vinci" di T. Demana

ZAGABRIA – La fonte del gas tossico che ha causato la morte martedì scorso del manager siciliano Eugenio Vinci e l’avvelenato di altri cinque turisti italiani è un generatore a benzina, installato sulla barca a vela contrariamente alle le norme di sicurezza e i regolamenti.
Per aver infranto i regolamenti e agito contrariamente alle specifiche norme tecniche relative al funzionamento della barca, ieri sera a Hvar, cittadina sull’omonima isola dalmata, sono stati arrestati il proprietario dell’imbarcazione, un uomo croato di 23 anni, e lo skipper, di 27 anni. Entrambi sono sospettati di “reati contro l’incolumità pubblica” aggravati dal fatto che il loro comportamento ha causato la morte di Eugenio Vinci.

I due hanno trascorso la notte in custodia cautelare. La pena prevista in Croazia per questi reati è da un minino di uno fino a un massimo di otto anni di reclusione. La stampa croata ipotizza che recentemente sulla barca a vela si fosse guastato il generatore a diesel e che i due avessero deciso di sostituirlo con uno a benzina che si raffreddava ad aria. L’inchiesta ha stabilito che l’istallazione del generatore sostitutivo è avvenuta l’otto agosto scorso.
L’uso di simili generatori a benzina è proibito sulle imbarcazioni e sono di solito adoperati nell’edilizia e in aree aperte e ben arieggiate. Dal generatore nella notte tra lunedì e martedì è fuoriuscito il monossido di carbonio che ha poi raggiunto le cabine dei turisti italiani.
Il proprietario e lo skipper si sono dichiarati innocenti nella prima fase dell’inchiesta che li vede sospettati di aver causato il decesso del manager siciliano, secondo quanto riferisce al stampa croata. Oggi il giudice istruttore della magistratura di Spalato ha concesso la libertà provvisoria. I due uomini hanno dichiarato di aver prestato pronto soccorso ai turisti italiani intossicati e di essere in uno stato di shock. La procedura giudiziaria è ancora in una fase molto precoce e ora bisogna attendere la conclusione di tutte le perizie tecniche dopo le quali la magistratura potrà formalmente incriminare i due croati.
Rimangono gravissime le condizioni dei due bambini italiani intossicati e i medici di Spalato temono ora che possano aver subito danni di natura neurologica a causa del monossido di carbonio. Secondo il quotidiano dalmata Slobodna Dalmacija, che cita un neurologo del centro ospedaliero di Spalato dove i due bambini sono in cura, la risonanza magnetica, effettuata ieri al bimbo di cinque anni, figlio del manager siciliano Eugenio Vinci e alla bambina di quattordici anni, figlia della moglie di Vinci, ha mostrato conseguenze al cervello, “ma in questo momento non è possibile sapere quanto serie siano queste lesioni e se causeranno danni permanenti”.
I due bambini sono ancora in un coma indotto, collegati ai respiratori artificiali, ma in condizioni più stabili rispetto ai giorni precedenti. “Per ora e troppo presto fare prognosi” su possibili conseguenze di natura permanente, ha detto ai giornalisti Branka Polic, capo del reparto di terapia intensiva pediatrica del centro ospedaliero di Spalato. “Gli organi vitali, che erano quasi tutti compromessi, si stanno riprendendo – ha spiegato – ma solo quando i bambini verranno sconnessi dai ventilatori meccanici si potrà sapere se la funzione respiratoria si è ripresa e se esistono danni di natura neurologica”.

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