Borsellino choc: “Scortato solo di mattina per essere libero di venire ucciso la sera?”

Proiettato in Senato un video di un'audizione del giudice in Commissione antimafia nel 1984. Presentate le iniziative per la commemorazione della strage di via D'Amelio

PALERMO – “Che senso ha essere accompagnato la mattina per poi essere libero di essere ucciso la sera?”. A domandarlo è Paolo Borsellino davanti alla Commissione antimafia nel 1984, in un breve video proiettato al Senato. Il magistrato lamentava di avere la scorta solo la mattina per mancanza di autisti giudiziari, sottolineando anche la penuria di segretari e dattilografi.
“Voglio sottolineare – ha ribadito Borsellino alla Commissione antimafia di allora – la gravità dei problemi di natura pratica che ogni giorno dobbiamo affrontare. Con la gestione dei processi di mole incredibile, è diventato indispensabile l’uso di attrezzature più moderne, come i computer: il Pc è finalmente arrivato, ma non sarà operativo se non tra qualche tempo, ci sono problemi gravi di installazione, è stato messo in un camerino. Deve servire per la gestione dell’enorme processo che stiamo portando avanti. E’ indispensabile, c’è una mole di dati incredibile, il processo impegna ben 4 magistrati. Non bastano più le rubriche artigianali”.
“Quanto al personale – prosegue il magistrato – non si tratta solo di dattilografi e segretari di cui avremmo bisogno di aver garantita la presenza per tutta la giornata, non solo per la mattinata; ma mi riferisco anche agli autisti giudiziari: la mattina con strombazzamento di sirene la gran parte di noi viene accompagnata in ufficio dalle scorte ma il pomeriggio c’è una sola macchina blindata e io sistematicamente vado in ufficio con la mia auto per poi tornare a casa verso le 21-22”. “La libertà la riacquisto – ha concluso Borsellino rispondendo ad un esponente della Commissione – ma non vedo che senso ha perdere la libertà la mattina per essere libero di essere ucciso la sera?”.
IL TESTIMONE PASSA AI NIPOTI. E’ la commemorazione della strage di via D’Amelio, a 27 anni dal 19 luglio ’92, a segnare il passaggio del testimone per chiedere verità e giustizia dai fratelli del giudice Paolo Borsellino, Rita e Salvatore ai nipoti. Sono loro, Chiara e Valentina Corrao e Nicola e Adele Di Cola che hanno preso parte all’organizzazione delle manifestazioni, per non dimenticare la morte del magistrato, presentate nella “Casa di Paolo” in via della Vetriera a Palermo.
“Quando parlo con i miei coetanei – dice Chiara nel corso della presentazione della manifestazioni per il 27esimo anniversario – ho la consapevolezza che non tutti conoscono quanto successo nel 1992 a Palermo. Per questo noi nipoti abbiamo deciso di intraprendere un percorso per proseguire quanto hanno fatto mia zia Rita e mio zio Salvatore Borsellino. E’ un impegno che vogliamo proseguire nel loro nome per proseguire la lotta per arrivare alla verità sulle stragi”. Quest’anno l’associazione Agende Rosse e il centro studi Paolo Borsellino hanno organizzato una serie di incontri che li vede fianco a fianco.
“Per me è l’anniversario più difficile – dice Salvatore Borsellino che non è andato a Roma a un’iniziativa dell’Antimafia che desecreta gli archivi ma è rimasto a Palermo insieme alla figlia in attesa del primogenito – Non ci sarà Rita al fianco e sarà certamente più dura”. Alla presentazione oltre all’assessore comunale Adham Darawsha anche il presidente del centro Paolo Borsellino, Vittorio Teresi.
“Bisogna ribadire che anche il 19 luglio si dice basta alle passerelle – afferma Teresi – Chi viene qui deve venire a raccontare la verità”. Le manifestazioni iniziano il 17 alla casa di Paolo in via delle Vetriera, poi alle 20 alla Biblioteca Comunale a Casa Professa. Il 18 le manifestazioni si sposteranno in via D’Amelio sotto l’albero della pace con un incontro su storie di resistenza civile al femminile. Poi “l’acchianata” a Monte Pellegrino e una veglia con una messa a cura dell’Agesci. Il 19 sono previsti numerosi momenti in via D’Amelio luogo della strage.

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