Suv assassino, è morto anche Simone

Il 12enne aveva perso le gambe a causa della folle corsa dell'auto che ha ucciso il cuginetto Alessio. La notizia durante i funerali, vescovo in lacrime. Di Maio: "Per l'omicida non basta il carcere"

VITTORIA (RAGUSA) – La notizia ha raggelato la chiesa stracolma riempita da una città intera in lacrime che stava rendendo omaggio al piccolo Alessio, falciato da un Suv giovedì sera mentre stava giocando davanti alla sua casa: il piccolo Simone, 12 anni, ha perso la vita e ha raggiunto il cuginetto di 11 anni in cielo.
Nulla da fare dunque per il bambino rimasto ferito dalla folle corsa del Suv assassino guidato dal pregiudicato Rosario Saro Greco, figlio del di Elio Greco, il ‘re’ degli imballaggi di Vittoria, a cui il tribunale di Catania ha sequestrato beni per un valore complessivo di circa 35 milioni di euro, è stato un affiliato al clan Dominante-Carbonaro e vicino alla famiglia mafiosa gelese dei Rinzivillo. Altre tre persone erano in auto con Rosario Greco: due di loro con precedenti penali. Uno è Angelo Ventura, figlio del capomafia di Vittoria, Giambattista, l’altro è Alfredo Sortino con vari precedenti penali, il terzo è Rosario Fiore. Oggi sono tutti indagati per omicidio stradale e omissione di soccorso.
In chiesa stamattina era il giorno del dolore. Più di tremila persone almeno, famiglie intere che hanno voluto testimoniare vicinanza e affetto alla famiglia del piccolo Alessio ma anche la risposta civile di una città alle scorribande di criminali che hanno spento la vita di un ragazzino di 11 anni. A celebrare la messa il vescovo di Ragusa Carmelo Cuttitta che ha ricordato l’insegnamento che la morte di Alessio potrà dare.
“Oggi Alessio è con noi – ha detto il vescovo – e lo sarà sempre. Il suo sacrificio non resti vano”. Poi alla notizia della morte di Simone la chiesa si è ammutolita, il passaparola fa scattare un pianto collettivo. “Quando l’ho saputo – ha confessato monsignor  Cuttitta – ho pianto”.
Alessandro D’Antonio, il padre di Alessio, è arrivato sull’altare stremato: “Lascerò Vittoria. Dopo questa tragedia non riesco più a vivere in questa città. E non riesco più ad entrare nella mia casa”. Ma allo stesso modo ammonisce con forza: “chiedo e pretendo giustizia per mio figlio”.
Da venerdì mattina Simone, che aveva perso le gambe, quasi del tutto tranciate nel terribile impatto, era ricoverato al Policlinico di Messina dove era stato trasferito con in elisoccorso. Il bambino era ricoverato nel reparto di terapia intensiva neonatale del policlinico di Messina. “Al suo arrivo avevamo già giudicato le sue condizioni gravissime. Abbiamo tentato in tutti i modi di salvarlo, ma ogni terapia non è bastata a farlo rimanere in vita. Siamo rammaricati”, afferma Eloise Gitto, direttrice del reparto.
Sulla vicenda il commento del vice premier Luigi Di Maio: “Oggi se n’è andato in cielo anche il piccolo Simone, dopo più di due giorni di agonia. Ha raggiunto il suo cuginetto, Alessio. Due giovani vite violentemente spezzate da un criminale. È così grande la rabbia che viene da dire che per uno così non basta nemmeno il carcere. Sei un essere inumano se investi due bambini in quel modo. Poi fuggi e non presti soccorso. Mi viene la pelle d’oca solo a pensarlo”, ha scritto il leader del M5s.
Intanto la Fnsi si è schierata in difesa del giornalista antimafia Paolo Borrometi: “E’ stato insultato e aggredire via social perché continua a reclamare una decisa e risolutiva azione dello Stato”, hanno sottolineato Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della federazione. “Parenti e amici del boss Titta Ventura, in carcere, non trovano di meglio che minacciare e avvertire ‘l’infame’ Borrometi. Mandanti ed esecutori vanno messi da subito in condizione di non nuocere e di non inquinare la civile convivenza a Vittoria.
Borrometi aveva chiesto una reazione ai cittadini: “Spero che questa immane tragedia – aveva detto – possa far comprendere che non si deve mai piegare la testa. Adesso è il momento di liberare Vittoria, di non dare scampo ai delinquenti, che abbiano i colletti bianchi o il sangue delle famiglie di mafia, poco importa. A noi giornalisti il compito di continuare a denunciare le malefatte dei vostri carnefici e non dargli scampo. I responsabili devono pagare, la Giustizia deve essere inflessibile. Devono pagare fino all’ultimo, anche se sono rampolli di famiglie mafiose”.

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