“Arata? non sapevo chi fosse”

L'assessore regionale Pierobon, si difende: "Una zecca cavallina, mi tempestava di messaggi". Il faccendiere è al centro di un'inchiesta per corruzione a Palermo

PALERMO – L’assessore regionale all’Energia, Alberto Pierobon, ha incontrato i cronisti nella sede dell’assessorato a Palermo. Pierobon ha confermato di avere avuto diversi contatti con Paolo Arata, il primo all’inizio di maggio dell’anno scorso quando gli fu presentato da due funzionari dell’assessorato, poi ha letto più sms e messaggi whatsapp scambiati con il faccendiere che faceva pressioni per avere le autorizzazioni per il progetto della società Solgesta, finita nell’inchiesta della Procura di Palermo. Gli scambi di messaggi sono finiti nel rapporto della Dia, l’assessore non risulta indagato.
“Non sapevo chi fosse Paolo Arata e nessuno mi ha messo in guardia. Se qualcuno sapeva doveva avvisarmi. Perché’ io parlo con tutti, Arata era uno dei tanti”. Pierobon ha definito Arata “una zecca cavallina, era insistente, mi tempestava di messaggi”. Ricostruendo i suoi rapporti con il faccendiere ha aggiunto: “Stamattina ci ho riflettuto molto, ho riguardato anche i messaggi whastapp e sms che riguardano questa persona”.
L’assessore ha risposto ai cronisti sui rapporti con il faccendiere Paolo Arata, arrestato per corruzione, che emergono dalle carte dell’inchiesta della Procura di Palermo. “Quando sono arrivato ho visto che questo assessorato era preso d’assalto da tutti, chiunque aveva libero accesso; non c’erano filtri e controlli. Per un mese e mezzo sono stato con una sola persona nell’ufficio di gabinetto e poi ho avuto problemi con altri che ho fatto ruotare col turnover. Ho introdotto più controlli, il registro delle presenze, so che c’è ancora lavoro da fare”.
“Sono a disposizione dei magistrati qualora volessero sentirmi”.
Pierobon difende il suo modo di operare e a chi gli ha chiesto se considera normale parlare al telefono o scambiare sms con imprenditori che presentano progetti alla Regione Sicilia ha risposto: “Devo ricevere e parlare con tutti, questo è il mio ruolo: io voglio costruire qualcosa in Sicilia e dare risposte”.
La Solgesta srl con cui il faccendiere Paolo Arata assieme al suo socio Vito Nicastri, nell’inchiesta che coinvolge anche dirigenti e funzionari regionali indagati era iscritta nella white list della Prefettura. L’interrogativo rimasto senza risposta durante la conferenza stampa. Pierobon e il suo staff hanno spiegato che per legge le pratiche arrivano alla firma del dirigente del dipartimento solo se le imprese proponenti risultato iscritte nella white list della Prefettura e quindi sono pulite. Per l’assessore e il suo staff dunque se l’incartamento della Solgesta è giunto sul tavolo del dirigente Salvo Cocina, che l’ha rigettata, “era iscritta nella white list”. Alla domanda se lo staff dell’assessore ne avesse contezza, la risposta è stata “no”, dando per scontato che tutto fosse in regola.
“Sì, parlai della Solgesta col presidente Musumeci dicendogli che questa azienda sosteneva di avere difficoltà con la burocrazia, e ne parlai anche col collega Toto Cordaro: non sapevo chi fosse Arata, per me era un imprenditore. Solo dopo l’inchiesta ho capito. Se venissi a conoscenza che qualcuno sapeva ma non mi ha avvertito prenderei subito provvedimenti”.
Alla domanda se il presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè lo abbia chiamato per dirgli di parlare con Arata, Pierobon ha risposto: “Non lo ricordo, ma Micciché mi avrà chiamato una-due volte da quando sono assessore, non chiama mai”.
Il socio di Arata, il ‘re dell’eolico’ Vito Nicastri, è ritenuto prestanome del superlatitante Matteo Messina Denaro. Pierobon, che in conferenza stampa ha letto alcuni sms scambiati con Arata, ha sottolineato di non sapere chi fosse e che gli fu presentato da due funzionari dell’assessorato come un esponente del centrodestra ed ex parlamentare. L’assessore ha spiegato di essersi interessato solo perché l’imprenditore lamentava problemi con la burocrazia per ottenere l’autorizzazione e il via a progetti per la realizzazione di impianti, ma di non aver alcun interesse privato.
E ha riferito di avere presentato Arata anche al collega assessore Gaetano Armao, “ma solo perché quando mi chiamò ero con Armao e allora gli dissi di raggiungermi lì: comunque Armao non lo conosceva”. Nonostante per almeno due volte Arata lo abbia invitato a cena, l’assessore ha precisato di non avere avuto con lui alcuna frequentazione e di avere sempre glissato gli inviti. A parte il primo incontro avvenuto in assessorato dove gli fu presentato nei primi giorni di maggio, Pierobon ha confermato di aver incontrato Arata altre volte e sempre su sollecitazioni del faccendiere preoccupato perché le sue pratiche non andavano avanti. E alle minacce di Arata pronto a rivolgersi alla Procura pur di far valere i propri diritti imprenditoriali, Pierobon ha detto di avere spinto l’ex parlamentare a farlo.
L’ultimo incontro con Arata, ha detto l’assessore, l’ha avuto alla vigilia di Pasqua. “Disse che passava dalle parti dell’assessorato e voleva farmi gli auguri di Pasqua”. Subito dopo l’inchiesta della Procura ha scoperchiato gli interessi del faccendiere.

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