Blitz contro i clan di Agrigento: “Il deputato? E’ a nostra disposizione”

Il parlamentare antimafia Carmelo Pullara coinvolto nell'operazione dei carabinieri: "Ma sono totalmente estraneo". Tra i 7 in manette il 'padrino' Occhipinti ("Mi tolgo il cappello davanti a Riina jr"). I NOMI

PALERMO – Spunta il nome del deputato regionale Carmelo Pullara nel provvedimento di fermo di sette persone indagate per mafia dai carabinieri di Agrigento, tra cui il boss di Licata Angelo Occhipinti. Il capomafia intercettato definisce il parlamentare “a disposizione” del clan. Pullara, 48 anni, eletto alle ultime regionali, è iscritto al Gruppo popolari e autonomisti. Fa parte della Commissione regionale antimafia.
“Davanti a questo ragazzo ci togliamo tutti il cappello”: così Occhipinti parlava del figlio di Totò Riina, Giuseppe Salvatore, già processato e condannato per associazione mafiosa. Le parole, intercettate da una microspia degli investigatori, sono inserite in una conversazione tra il capomafia e un uomo d’onore a cui sarebbe stato chiesto in carcere proprio dal rampollo del padrino corleonese di “stuccare” (eliminare, ndr) un licatese.
In carcere sono finiti boss e gregari delle ‘famiglie’ di Licata e Campobello di Licata. Tra i fermati, con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, ci sono anche un consigliere comunale di Licata, Giuseppe Scozzari, eletto a giugno del 2018, e un ex consigliere comunale che si sarebbe, come anche altri politici, rivolto al capomafia per avere favori. L’inchiesta è coordinata dalla Dda di Palermo.

Pullara ha annunciato che si sospende immediatamente dalla Commissione regionale antimafia. “Apprendo dalla stampa quanto accaduto – fa sapere -. Mi dispiaccio del tritacarne mediatico attivato nei miei confronti, sono completamente estraneo ai fatti e lontano per cultura e agire quotidiano (privato e pubblico) da ambienti e contatti mafiosi. Non ho ricevuto alcun avviso di garanzia, né comunicazione alcuna da parte degli organi preposti alle indagini: leggo dalla stampa che si farebbe il mio nome in una intercettazione ove tale Occhipinti asserirebbe che il sottoscritto è a disposizione di questo o quel soggetto che non conosco né ho mai incontrato. Mi rammarico per la gogna alla quale viene esposto (e non è la prima volta) un politico come me, che ha sempre servito le istituzioni pubbliche”.
Le indagini, oltre a disarticolare i vertici e i ‘quadri’ dei due clan, hanno scoperto un’estorsione a una impresa che svolgeva lavori edili in Germania e hanno accertato l’interesse dei mafiosi nel settore del slot-machine. All’affare partecipava una società di distribuzione di apparati elettronici da gioco. Nell’operazione, denominata ‘Assedio’, sono stati impegnati oltre 100 carabinieri, un elicottero e le unità cinofile.
Occhipinti, 64 anni, sarebbe il “reggente” della cosca di Licata. In passato è stato condannato per estorsioni aggravate dal metodo mafioso. Armi, denaro e un jammer, un’apparecchiatura usata per neutralizzare le microspie e ‘disturbare’ le intercettazioni telefoniche e ambientali, sono stati trovati nel corso di perquisizioni.
Questi i fermati: Raimondo Semprevivo, Vincenzo Bellavia, Angelo Graci, Angelo Occhipinti, Giuseppe Puleri, Giuseppe Scozzari, Giuseppe Salvatore Spiteri. Nell’inchiesta risultano indagati, ma non è stato eseguito alcun provvedimento di fermo perché sono già in carcere, anche Vincenzo e Gabriele Spiteri.
“Fra i sette fermati un consigliere comunale e un ex consigliere comunale, indagato un deputato regionale. La vicenda di oggi fa emergere un quadro inquietante: nel rapporto tra mafia e politica siamo davanti a un salto di qualità, non più la subalternità alle cosche ma una compartecipazione alle attività criminali”, dichiara il sottosegretario di Stato Luigi Gaetti.

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