Ma come si costruivano i templi? Ad Agrigento le macchine usate dai greci

Ingegnosi meccanismi di semplicità disarmante: una mostra propone gli antichi cantieri

PALERMO – Come si costruivano i templi antichi? Come era possibile trasportare massi squadrati da diverse tonnellate e issarli a diverse decine di metri di altezza? Quanti operai servivano per costruire un tempio? Una mostra dal grande valore didattico e documentario ricostruisce i cantieri allestiti per edificare i grandi templi dorici della Valle dei Templi di Agrigento.
Sono riproposte – in un itinerario che si addentra nella Valle – in scala 1:1 le principali macchine edili costruite nel tempo, con ingegnosi meccanismi di semplicità disarmante.
Ripercorrendo le descrizioni delle fonti antiche, da quelle di Diodoro Siculo per il complesso dell’Olympeion, rivive così l’arte del costruire dell’antica Akragas, la “più bella città dei mortali” di pindarica memoria, i cui abitanti secondo le parole riferite a Empedocle “costruivano come se dovessero vivere in eterno e banchettavano come se dovessero morire all’indomani”.
La mostra “Costruire per gli dei. Il cantiere nel mondo classico”, prodotta e organizzata da MondoMostre in collaborazione con il Polo culturale di Agrigento e il Parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi e promossa dalla Regione siciliana, viene inaugurata oggi nella Valle dei Templi di Agrigento, con apertura al pubblico dal 12 giugno fino al 30 novembre 2019.
Forte di un comitato scientifico di grande rilievo, la mostra è curata dall’architetto Alessandro Carlino, storico dell’architettura che da anni studia i templi dorici siciliani, e nasce da un’idea del direttore del Parco della Valle dei Templi, Giuseppe Parello.

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