Catania, sigilli al centro sociale Colapesce

Intervento della Digos nei locali occupati dell'ex Hard Rock Cafè che tornano ai proprietari. Cbc: "Il Comune non può restare in silenzio"

CATANIA – L’istituto di credito proprietario dell’ex sede dell’Hard Rock Cafe è ritornato in possesso dei locali che erano stati occupati dal centro sociale Colapesce e fatto sigillare l’ingresso con una porta in ferro battuto.
La Digos della Questura stamattina ha eseguito un provvedimento della Procura di ispezione dell’immobile per la sua restituzione al proprietario, che ne aveva denunciato l’occupazione abusiva.
La struttura, che necessita di interventi per la messa in sicurezza e a norma, era deserta. Così fabbri incaricati dall’istituto di credito hanno messo una porta in ferro battuto all’ingresso. Davanti la struttura ci sono attualmente almeno una cinquantina di persone che stanno protestando contro l’intervento eseguito. In zona il traffico è deviato e c’è un presidio della polizia.
Personale della Digos, su delega della Procura, ha proceduto all’ispezione dell’immobile. L’immobile, che consta di due piani, per una superficie totale di 976 metri quadri, era stato utilizzato, dal febbraio 2004 sino al 2006, da una società catanese in franchising con la catena multinazionale di ristorazione Hard rock Cafe.
Alla chiusura, a causa del fallimento della società etnea, erano poi seguiti contenziosi giudiziari, conclusi con l’acquisto da parte di una nuova proprietà. A seguito della denuncia di occupazione sporta da quest’ultima, la Digos ha redatto un’informativa che è stata trasmessa alla Procura che ha disposto l’ispezione dei luoghi per verificarne lo stato.
Dopo aver fatto accesso all’interno dell’immobile, personale del locale Gabinetto Regionale Polizia Scientifica ha proceduto alle operazioni di video ripresa per repertare il materiale rinvenuto.
Contemporaneamente, personale dell’Enel ha constatato l’avvenuto furto di energia elettrica, mediante allaccio abusivo a cavi esterni. A conclusione delle operazioni i locali sono stati restituiti alla proprietà, che ha effettuato tutte le opportune opere necessarie per impedire ulteriori arbitrarie occupazioni.
“Con la chiusura del Centro popolare occupato (Cpo) Colapesce il quartiere perde dei servizi essenziali e uno dei pochissimi spazi di aggregazione sociale gratuita in città. Un danno all’intera comunità”, afferma Catania Bene Comune.
“Dopo anni di assoluto abbandono e di totale disinteressamento, che avevano generato una gravissima condizione di degrado – osserva – la banca proprietaria dell’immobile ottiene la cacciata delle ragazze e dei ragazzi che in un anno e mezzo erano riusciti a far rivivere quel luogo riaprendolo alla città”.
Il movimento sottolinea che per quanto l’iniziativa “appare non avere matrice politica, il Comune non può restare in silenzio”. “È assurdo – sostiene Catania Bene Comue – che venga consentito ai privati di generare degrado attraverso l’abbandono di immobili di grande valore sociale e si lascino senza spazi le attività sociali che dal basso si realizzano in città. L’amministrazione comunale si impegni immediatamente a censire tutti gli immobili chiusi e abbandonati, partendo da quelli di proprietà pubblica, per avviare un piano di assegnazioni alle associazioni che ne fanno richiesta”.
“Catania Bene Comune – conclude la nota – esprime totale solidarietà al Cpo Colapesce, alle compagne e ai compagni che hanno coraggiosamente dato vita a un’esperienza sociale di fondamentale importanza per la città. Saremo al loro fianco in tutte le iniziative che vorranno intraprendere per ricominciare le attività”.

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