Padroni dello spaccio a Biancavilla: arrestato anche l’ex sindaco

In manette 16 esponenti delle famiglie mafiose Amoroso e Monforte legate al clan Santapaola-Ercolano. I NOMI - VIDEO - FOTO

Le intercettazioni: "Così 'i stuti facile facile"

CATANIA – Sedici appartenenti a un gruppo mafioso accusato di gestire un traffico di droga a Biancavilla sono stati arrestati dai carabinieri e dalla polizia di Catania nell’operazione “Città blindata”. In manette anche l’ex sindaco del paese etneo, il 59enne Marcello Merlo, che è stato in carica in quota area del centrosinistra dal settembre del 1993 al maggio del 1994.
Con il fratello Massimo, di 47 anni, è ritenuto ai vertici del gruppo Merlo che, secondo l’accusa, dal 2016 è confluito nella cosca Tomasello-Mazzaglia-Toscano, legata alla ‘famiglia’ Santapaola-Ercolano ai vertici di Cosa nostra etnea. Cosca oggi diretta da due ‘famiglie’, Amoroso e Monforte.

Sono quattordici le persone arrestate da militari dei carabinieri del comando provinciale di Catania e due da personale della squadra mobile. I destinatari del provvedimento restrittivo emesso dal Gip di Catania, su richiesta della Dda della locale Procura, sono: Giuseppe Amoroso, 47 anni, Vito Amoroso, 52, Giovanni Carciotto, 35, Tino Caruso, 41, Gregorio Gangi, 30, Alberto Gravagna, 34, Roberto Licari, 32, Andrea Monteforte, 27, Alfio Ambrogio Monteforte, 50, Alfio Muscia, 41, Vincenzo Panebianco, 29, Riccardo Pelleriti, di 24, Placido Ricceri, di 33, Carmelo Vercoco, 46, Massimo Merlo, di 47, Marcello Merlo, di 59.
Massimo Merlo, fratello dell’ex sindaco, è stato arrestato il 2 dicembre del 2016, dalla squadra mobile e da agenti del commissariato di Adrano nell’ambito delle indagini sull’omicidio di Maurizio Maccarrone, 43 anni, assassinato il 4 novembre del 2014 davanti casa sua, ad Adrano. Secondo l’accusa è il mandante del delitto passionale: la vittima aveva avuto un relazione con l’ex fidanzata di Massimo Merlo.
Le indagini si sono avvalse delle intercettazioni compiute dagli investigatori a bordo dell’auto blindata acquistata da uno degli indagati – da qui il nome dell’operazione, chiamata ‘Città blindata’ – e delle dichiarazioni di sei collaboratori di giustizia.

I provvedimenti restrittivi sono l’esito di tre distinte attività investigative in seguito a una escalation di violenza a Biancavilla, dove il clan voleva imporre il suo predominio territoriale.
Le indagini, che hanno preso avvio dopo gli omicidi di Agatino Bivona, ucciso il 13 gennaio 2014, e di Nicola Gioco, freddato due giorni dopo, hanno fatto emergere i contatti tra Giuseppe Amoroso, che era stato posto agli arresti domiciliari, e alcuni suoi fedelissimi per consolidare gli assetti della nuova formazione criminale e pianificare strategie per sancire il definitivo predominio del suo gruppo. Le indagini hanno accertato anche che gli si era affiancato il fratello Giuseppe dopo che era stato anch’egli posto ai domiciliari.
Gli investigatori sono anche riusciti a fermare in tempo il 6 ottobre del 2014 un gruppo di fuoco di appartenenti alla famiglia Maglia che aveva deciso di uccidere Vito Amoroso. Durante le indagini, il 23 aprile 2015, sono stati sequestrati 100 grammi di cocaina, numerose munizioni di fucile calibro 12 e di pistola calibro 7.65.
Dopo un tentativo di omicidio nei confronti del fratello Giuseppe, il 10 gennaio 2016, gli investigatori sono riusciti a sequestrare un vero e proprio arsenale che era stato nascosto nelle campagne del paese.
Le indagini hanno anche fatto luce sull’attività estorsiva iniziata dagli indagati nel 2012. Giuseppe Amoroso e Gregorio Gangi furono arrestati il 19 settembre del 2016 per estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni del titolare del bar “Le carillon”.

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