Sea Watch a Catania: fine odissea. Migranti in festa: “Ma dove siamo?”

La nave era rimasta bloccata una settimana a Siracusa in attesa di un accordo Ue: i 47 a bordo saranno accolti dall'Italia e da altri sei Paesi. VIDEOFOTO

CATANIA – La Sea Watch ha attraccato nel molo di Levante del porto di Catania. A bordo della nave della Ong tedesca battente bandiera olandese 47 migranti, compresi 15 minorenni non accompagnati. Appena le manovre sono finite i migranti a bordo hanno festeggiato l’arrivo a Catania abbracciandosi tra di loro e abbracciando anche i componenti dell’equipaggio.

I migranti sono felici, ma anche curiosi: guardano il molo, la terra promessa e l’imponente sistema di accoglienza messo in campo dalla prefettura di Catania per la loro assistenza. Dalla nave, ormeggiata sotto uno splendente sole invernale nel molo di Lavante e sferzata dal forte vento, scattano foto e fanno video con i loro telefonini. Per curiosità e per festeggiare la fine della loro odissea in mare: sono state infatti avviate le procedure per il loro sbarco.
“I primi a scendere sono stati i 15 minorenni, che andranno in un centro di accoglienza. Ci hanno chiesto dove fossero. Abbiamo mostrato una cartina e detto loro che erano a Catania, con i nostri mediatori”, ha raccontato il presidente regionale della Croce Rossa Luigi Corsaro. “Le loro condizioni fisiche – ha aggiunto – non destano particolare preoccupazione. Sicuramente il problema più importante è quello psicologico di persone che per giorni sono stati a bordo della nave in attesa di sbarcare”.
“Le condizioni di salute dei minori – ha aggiunto la delegata per l’emergenza della Cri di Catania Mara Basile – sono abbastanza buone. Non vi è stata necessità di ospedalizzazione, solamente tanta, tanta stanchezza. Sono abbastanza provati fisicamente. I ragazzi sono estremamente contenti di essere arrivati. Ci hanno ringraziato un’infinità di volte”.
Alcuni di loro indossano la maglietta della Croce Rossa Italiana. I 15 sono minori non accompagnati hanno tra i 14 e i 17 anni e provengono da Senegal, Guinea Bissau e Sudan. Dall’altra parte del molo qualcuno ha esposto uno striscione con la scritta: “Stop the attack on refugees”, basta attacchi ai rifugiati.
“La #SeaWatch è arrivata a Catania. Siamo contenti che il calvario sia finito per i nostri ospiti. Auguriamo loro il meglio. Speriamo che l’Europa possa accoglierli e permettergli di vivere come meritano. #DefendSolidarity #United4Med”, ha scritto su Twitter la Ong Sea Wacth.
MINORENNI IN STRUTTURA “FAMI”. I 15 minorenni non accompagnati sbarcati dalla Sea Watch saranno accompagnati in un’unica struttura per la loro accoglienza che aderisce al Fondo asilo migrazione e integrazione (Fami) del ministero dell’Interno. La notizia è confermata dal Tribunale per i minorenni di Catania che ha nominato i tutori per ciascun ragazzo e al quale da adesso spettano tutte le decisione per la loro tutela. “Al nostro Tribunale – rivela la presidente Maria Francesca Pricoco – sono arrivate da tutta Italia domande di persone disponibili a fare loro da tutore, ma le nomine sono state già fatte e sono esecutive”.
LA PARTENZA ALL’ALBA DA SIRACUSA. L’imbarcazione dell’ong tedesca è partita poco dopo le 5.30 di stamattina dalla rada di Siracusa, scortata da motovedette della guardia costiera e della guardia di finanza. Intorno alle 2 era stato riparato il guasto al verricello dell’ancora che aveva ritardato la partenza, prevista inizialmente per le 21 di ieri. Il capo missione Sea Watch 3 avrebbe chiesto di partire più tardi per fare riposare l’equipaggio, ma la capitaneria di porto ha ribadito l’ordine di levare le ancore e di dirigersi verso Catania.
L’ACCORDO CON L’UE SBLOCCA LA SITUAZIONE. L’imbarcazione era rimasta bloccata una settimana in attesa di un accordo Ue sulla destinazione dei 47 migranti a bordo. L’ordine è infine arrivato dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, che si trova nello stesso tempo ad affrontare una richiesta di autorizzazione a procedere avanzata nei suoi confronti dal Tribunale dei ministri proprio del capoluogo etneo.
Era stato il premier Giuseppe Conte ad annunciare ieri mattina l’avvio delle “operazioni di sbarco”, grazie alla disponibilità a farsi carico dei 47 offerta da Germania, Francia, Portogallo, Romania, Malta, Lituania e Lussemburgo. Con l’Italia, che partecipa alla distribuzione, si tratta di sole 6 persone per ogni Paese.
Salvini parla di “missione compiuta” e auspica un’indagine sul comportamento della ong. Obiettivo: arrivare al sequestro dell’ultima nave umanitaria rimasta nel Mediterraneo centrale. Non solo, il vicepremier lavora a individuare “una procedura standard” per impedire l’ingresso delle navi ong nelle acque territoriali italiane.
Il Viminale motiva così l’indicazione di dirigersi verso Catania anziché avanzare verso il porto di Siracusa distante poco più di un miglio: lì ci sono centri ministeriali per l’accoglienza di minori. I ragazzi (15 tra i 14 e i 17 anni) avrebbero potuto essere trasferiti a Catania via auto, una volta sbarcati a Siracusa. Ma il Viminale ha deciso diversamente. Mentre il Tribunale per i minorenni di Catania ha nominato un tutore per ciascuno dei minori presenti a bordo.
A Catania c’è la Direzione distrettuale antimafia, competente a indagare per reati come il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, quello che il ministro dell’Interno aveva ipotizzato a carico del comandante della Sea Watch 3. In passato era stato proprio il procuratore catanese Carmelo Zuccaro a dare il via con le sue inchieste all’offensiva giudiziaria contro le navi umanitarie.
Il procuratore siracusano Fabio Scavone in questi giorni non aveva individuato reati. Si vedrà ora se invece la procura catanese (che aveva chiesto l’archiviazione per Salvini nella vicenda Diciotti, rigettata poi dal Tribunale dei ministri) si muoverà nei confronti della ong tedesca.
ESPOSTO LEGAL TEAM CONTRO SALVINI. Attentato alla costituzione, abuso in atti di ufficio, sequestro di persona, violenza privata, tortura: sono gli eventuali profili di reato che la procura di Siracusa è stata invitata a esplorare con un esposto a carico del ministro dell’Interno Matteo Salvini sul caso della motonave Sea Watch. L’iniziativa, partita formalmente da Torino, è dell’associazione ‘Lasciateci entrare’ e di un gruppo di avvocati del Legal Team italia. Tra i firmatari compare anche l’europarlamentare Eleonora Forenza.
Nell’esposto si fa presente, innanzitutto, che “le convenzioni Solas del 1974, Sar del 1979 e Unclos del 1982 costruiscono un quadro di disposizioni” che obbligano anche lo Stato italiano “ad assicurare che i naufraghi siano al più presto soccorsi e sbarcati in un luogo sicuro”.
Secondo gli esponenti “alla motonave Sea Watch 3 avrebbe dunque dovuto essere consentito l’attracco”, anche perché “eventuali procedimenti di trasferimento dei soggetti soccorsi verso altri luoghi, ovvero verso altri Paesi, ben possono essere attuati dopo lo sbarco”. Il principio è che ogni accertamento sulle eventuali responsabilità di chi ha trasportato i migranti, o su chi li deve accogliere, non può “elidere l’obbligo al rispetto della normativa in materia di soccorso in mare e rispetto dei diritti della persona”.
Ma i naufraghi “si sono trovati di fatto in una condizione di privazione della libertà personale, non avendo potuto lasciare l’imbarcazione, ed essendogli stato inibito lo sbarco e vietato di avere contatti e rapporti con altri soggetti diversi dai componenti l’equipaggio”, considerando che “anche i parlamentari saliti sulla nave lo avrebbero fatto, secondo le dichiarazioni del Ministro dell’Interno, violando il divieto”.

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