No al ricorso: per Catania è dissesto

La Corte dei conti boccia il Comune etneo: "Buco di 1,6 miliardi". Allarme per gli stipendi. Sindacati e associazioni in corteo lunedì prossimo: "Questa città non può spegnersi così"

Confcommercio: "Imprese etnee rischiano di morire"

CATANIA – Le sezioni riunite in sede di controllo della Corte dei conti hanno rigettato il ricorso del Comune di Catania sul dissesto economico-finanziario dell’amministrazione etnea. Secondo i giudici contabili il ‘buco’ è di circa 1,6 miliardi di euro e non c’è la sostenibilità per gestirlo.
Il Comune di Catania, aveva rilevato la Corte dei Conti di Sicilia nel suo provvedimento, ha “pretermesso un considerevole ammontare di passività al momento della predisposizione del piano di riequilibrio e non ha operato una rappresentazione corrispondente alla realtà dell’effettiva esposizione debitoria che, a vario titolo, coinvolgeva l’ente”.
Il Collegio ha ritenuto che “l’accertamento della suddetta condizione mina alla base la realizzazione del programma di risanamento ma, in ogni caso, si traduce in un sostanziale inadempimento degli obiettivi connessi alla realizzazione del piano di riequilibrio”.
“La gravità degli inadempimenti rilevati – aveva osservato la Corte dei conti – già emersi all’esito delle precedenti verifiche relative al secondo semestre 2014 e ai due semestri 2015 e confermati con la presente verifica relativa ai due semestri 2016 e al primo semestre 2017, consentono di accertare la gravità degli inadempimenti e delle irregolarità contabili e la reiterazione del sostanziale mancato perseguimento degli obiettivi prefissati dal piano di riequilibrio approvato dall’ente”.
Nel loro provvedimento i giudici avevano segnalato come dai controlli fosse emersa una “rappresentazione della situazione economico-finanziaria contraddistinta dalla sussistenza di gravi e rilevanti irregolarità contabili registrate nel corso degli ultimi esercizi finanziari, oltre che dalla sussistenza di un considerevole ammontare di passività, in gran parte sottostimate al momento dell’approvazione del piano che, in ogni caso, alla data odierna, appaiono tali da non consentire l’attuazione del programmato risanamento e che, viceversa, evidenziano un preoccupante definitivo consolidamento e, per talune di esse, addirittura un sostanziale aggravamento”.
E ORA GLI STIPENDI? La delibera della Corte dei conti di Roma sarà trasmessa alla Regione siciliana. Sarà l’assessorato agli Enti locali a intimare, poi, all’amministrazione comunale di redigere, entro 10 giorni, il provvedimento che dichiara il dissesto, che dovrà essere portato in Consiglio per il voto dell’Aula. La prefettura nominerà quindi i componenti dell’Organismo speciale per la liquidazione (Osl) che, come nelle procedure fallimentari, gestirà la massa passiva.
Il sindaco e il consiglio comunale resteranno in carica. Al momento il Comune di Catania ha bisogno di circa 20 milioni di euro al mese per pagare gli stipendi dei dipendenti dell’ente e delle aziende partecipate e per la raccolta dei rifiuti e il loro conferimento in discarica. I dipendenti non hanno ancora ricevuto lo stipendio di ottobre, quelli delle partecipate di settembre e ottobre.
IL SINDACO: “ERA IMPOSSIBILE EVITARLO”. “Prendiamo atto con amarezza di questo giudizio della magistratura contabile che conferma la delibera del 4 maggio scorso e che toglie al Comune ogni possibilità di evitare il default”, afferma il sindaco Salvo Pogliese. “Fin dal nostro insediamento, 4 mesi fa – aggiunge -, eravamo consapevoli delle enormi difficoltà ricevute in eredità”. Pochi giorni fa il sindaco era stato ricevuto al Viminale dal sottosegretario Stefano Candiani e si era dimostrato ottimista sull’aiuto del governo nazionale.
LUNEDI’ IN CORTEO. “C’è forte preoccupazione in città”, dicono Cgil, Cisl, Uil e Ugl, Agci, Confcooperative Sicilia, Legacoop, Unicoop, Unci, Confindustria, Cna, Confcommercio, Confesercenti e Uneba. “È impensabile che ciò possa accadere, è impensabile che una delle più grandi città del Sud Italia dopo anni e anni di sacrifici su vari fronti e proprio mentre tenta di rigenerarsi tra sviluppo, infrastrutturazione e coesione sociale, venga lasciata sola al suo destino”, sostengono sindacati e associazioni, che hanno organizzato un corteo il 12 novembre.
“Catania che non vuole spegnere la luce chiama a raccolta tutti i cittadini e manifesterà in piazza: dalle 18 partiremo da villa Bellini, proprio sotto la statua di Garibaldi, e ci muoveremo sino a piazza Università. Per questo rinnoviamo l’invito all’amministrazione comunale e al governo regionale e nazionale, a fare tutto quanto sia possibile per trovare una soluzione. Questo, per tutti noi, non è il momento della ricerca di colpevoli o capri espiatori su cui addossare responsabilità, per questo ci penseranno gli organi competenti a fare luce sulle eventuali responsabilità, semmai è il momento di unire ogni possibile sforzo affinché Catania non ripiombi negli anni bui”.

scroll to top