“Seppellivo rifiuti Eni sotto terra”

La testimonianza di un ex operaio di Gela nella trasmissione Nemo: "Gli ingegneri dicevano che nel giro di 50 anni saremmo morti tutti di tumore". La Procura ha aperto un'inchiesta

GELA (CALTANISSETTA) – Il procuratore di Gela, Fernando Asaro, conferma che è stata avviata un’indagine dopo la testimonianza di Emanuele Pistritto, 70 anni, che ieri davanti alle telecamere del programma “Nemo”, su Rai 2, ha rivelato clamorosi episodi di inquinamento del suolo e del sottosuolo con rifiuti industriali provenienti dal petrolchimico dell’Eni.
Pistritto, proprietario e conduttore di pale meccaniche, ora in pensione, per molti anni è stato titolare di appalti nel settore del movimento terra e di materie prime nello stabilimento. Gli scarti della lavorazione della chimica e della raffineria sarebbero stati sotterrati in grandi vasche di oltre 500 metri quadrati e della profondità di 15 metri, a est del petrolchimico.
Dentro vi sarebbe stato scaricato di tutto: “Dall’amianto agli anelli di ceramica dei reattori – si autoaccusa il testimone – che mi facevano frantumare con i cingoli delle ruspe”. “Gli ingegneri – racconta Pistritto – dicevano che ‘qui fra 50 anni moriranno tutti di tumore’. E infatti da un po’ di tempo in qua a Gela nessuno muore più di vecchiaia”.
L’uomo alcune settimane fa era andato in procura a denunciare dopo la sollecitazione del giornalista di Nemo. Asaro dice che l’indagine intende andare “fino in fondo per accertare quanto ha dichiarato il testimone”.
Le indagini riguardano un sito dove l’Eni ha realizzato molte discariche autorizzate e controllate. Tuttavia ha tenuto a precisare che la denuncia del palista “non è una novità assoluta. C’è già un processo in corso sull’unica vasca attiva delle 10 esistenti, sequestrate nel 2011, per fatti avvenuti fino al 2009 e denunciati da un operaio a questo ufficio, quando era retto dalla collega Lucia Lotti”.
Il dibattimento riprenderà il 13 novembre. Quello che denuncia Pistritto interesserebbe un sito adiacente: l’inchiesta su quest’area ha portato al processo denominato “Black all”. A gennaio 2019, infine, riprenderà un altro processo con 23 imputati tra dirigenti e tecnici Eni, per disastro innominato (ambientale) di terra, aria, suolo e sottosuolo.

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