Palermo, nessun fallimento

Il Tribunale ha respinto l'istanza presentata dalla Procura: i conti del club sarebbero a posto

PALERMO – Il Tribunale di Palermo ha respinto l’istanza di fallimento del Palermo Calcio presentata dalla Procura. Così ha deciso il collegio composto dal presidente Giovanni D’Antoni, dal giudice delegato Giuseppe Sidoti e dal giudice anziano Raffaella Vacca. I conti del Palermo, come sostenuto dal presidente Giovanni Giammarva, sarebbero a posto.
“Il tribunale ritiene che allo stato degli elementi oggetto di valutazione e della situazione attuale, pur a fronte di una indubbia esposizione debitoria della società (destinata ad aggravarsi in caso di mancato recupero del credito Alyssa e/o altri introiti correlati a conseguimento di determinati risultati sportivi), non sussista lo stato di insolvenza attuale del Palermo”, scrivono i giudici. “Le stesse analisi di valutazione del rischio – proseguono i giudici – anche portando alle estreme conseguenze, le ipotesi di stress test sulla realizzabilità del credito verso Alyssa, non fanno intravedere nel breve periodo una situazione irreversibile, ove le indubbie situazioni di criticità siano fronteggiate con adeguate azioni di gestione delle tensioni finanziarie che dovessero emergere medio tempore”. Il tribunale ha anche sottolineato che “l’ulteriore produzione documentale della procura fornita in udienza non incide in alcun modo sulla ricostruzione operata”.
La sezione fallimentare ha quindi respinto le richieste della Procura rappresentata dai sostituti Andrea Fusco e Francesca Dessì, dando ragione a Giammarva e al pool di avvocati ed esperti: Francesco Pantaleone, Francesca Trinchera e Gaetano Terracchio, Francesco Paolo Di Trapani, Nicola De Renzis e Lorenzo Stanghellini.
La situazione debitoria, secondo il collegio, è molto meno grave di quanto prospettato dai magistrati. Secondo i pm, il Palermo ha debiti per oltre 60 milioni di euro con un patrimonio netto negativo al 30 giugno 2017 di 18,3 milioni; la previsione dei flussi di cassa al 30 giugno prossimo è negativo (meno 27,7 milioni). Opposta la posizione della società che ha sostenuto una diversa situazione finanziaria (ha anche saldato i debito con il fisco) ma anche la possibilità di ritorno in Serie A che farebbe cambiare completamente i conti.
Il Tribunale non ha inoltre ritenuto in dubbio il saldo per la vendita della Mepal (società che ritiene il marchio) ceduta il 30 giugno 2016 ad Alyssa, società lussemburghese riconducibile alla famiglia Zamparini. Il prezzo è fissato a 40 milioni di euro. Solo che, secondo i pm, Alyssa non ha onorato la prima rata, scaduta il 30 giugno 2017. Il Palermo ha però ribattuto di avere un accordo per il quale i pagamenti sono stati posticipati al 30 maggio 2018 e al 30 giugno 2019. Nel frattempo Alyssa ha acquisito un credito di 7,5 del Palermo e ha versato 4 milioni di euro.
A garantire per Alyssa c’è inoltre un’altra società dello stesso Zamparini, la Gasda spa, la grande scatola che contiene tutte le attività del gruppo che fa capo all’imprenditore friulano. Per il Tribunale e per i suoi consulenti non c’è ragione di credere che Alyssa non salderà il debito con il Palermo (cosa di cui è invece certa la Procura) e, in ogni caso, la Mepal tornerebbe nella disponibilità della società sportiva.

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