In manette il capomafia di Bagheria, aveva contatti con Messina Denaro

Tra i 6 fermati i fratelli Paolo e Rosaria Maria Liga, nipoti dello storico boss Pino Scaduto. Il clan gestiva pizzo e armi nella Sicilia occidentale

PALERMO – I carabinieri del Comando Provinciale di Palermo, su disposizione della Dda hanno fermato sei persone accusate di associazione mafiosa ed estorsione aggravata. Il provvedimento nasce da un’indagine della Compagnia di Bagheria che ha permesso di accertare i ruoli dei fermati in Cosa nostra e una serie di taglieggiamenti a commercianti e imprenditori di Bagheria.
Il clan bagherese, come emerge anche dalle dichiarazioni di diversi pentiti, è in grado di riorganizzarsi dopo ogni operazione di polizia, con l’immediata sostituzione degli uomini d’onore arrestati. In carcere, tra gli altri, è finito Paolo Liga, nipote del boss Giuseppe Scaduto, capo mandamento di Bagheria, arrestato lo scorso mese di ottobre.
CONTATTI CON MESSINA DENARO. Liga aveva contatti e teneva i rapporti con il boss latitante Matteo Messina Denaro. Le indagini hanno accertato anche che Liga custodiva e gestiva l’arsenale del clan insieme ad altri indagati tra cui Salvatore Farina. Nel deposito di armi c’erano pistole, fucili e mitragliette con matricola abrasa, Liga teneva anche i contatti con Cosa Nostra palermitana e trapanese.
Il boss coordinava la gestione del racket del pizzo insieme alla sorella Rosaria Maria. In cella anche Claudio e Riccardo De Lisi, Giuseppe Sanzone e Salvatore Farina. I Liga sono nipoti dello storico capomandamento Pino Scaduto, arrestato a ottobre.
Tra le estorsioni scoperte quella, commessa a partire da aprile 2014 e andata avanti fino a tutto il 2016, al titolare di una società che opera nel settore della fornitura di servizi di sicurezza per locali notturni della zona.
DONNA IN AFFARI. Rosaria Liga partecipava attivamente alla raccolta del denaro destinato, in quel momento, banche a finanziare la latitanza del fratello che, nel 2015, era sfuggito allora alla cattura disposta nell’operazione antimafia denominata Reset 2. Le indagini hanno accertato il ruolo di Liga e dei De Lisi anche nel taglieggiamento a un intermediario finanziario di Bagheria, costretto a cedere la propria auto a fronte di una richiesta di 50mila euro da parte del clan. Nell’operazione sono stati impegnati 60 carabinieri, cani per la ricerca di armi e esplosivi e un elicottero del nucleo di Palermo.

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