“40 mln per la cittadella giudiziaria”

Catania. L'assessore regionale Falcone all'inaugurazione dell'anno delle toghe: "Struttura pronta nel 2022". Il presidente Meliadò: "Forti infiltrazioni mafiose nell'economia". VIDEO

CATANIA –  “Sono 40 milioni di euro i fondi stanziati con un crono programma che si completerà nel 2022 per la realizzazione di una delle più importanti infrastrutture a Catania: la ‘Cittadella giudiziaria’ di viale Africa, che comprenderà 21 uffici che in questo momento sono dislocati in più punti della città con tante disfunzioni e creando disarmonia nella gestione dell’amministrazione della giustizia”. E’ stato l’assessore regionale alle Infrastrutture Marco Falcone ad anticiparlo a Catania a margine della cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario.
Le somme a disposizione della Regione siciliana sono: 1,2 milioni per il 2018, due milioni di euro per il 2019, quattro milioni di euro per il 2020, 25 milioni di euro per il 2021 e 7,8 milioni di euro per il 2022.
MOMENTO DIFFICILE. “La cerimonia inaugurale dell’anno giudiziario 2018 si svolge in un momento di particolare complessità per le istituzioni repubblicane, e che, se non mi inganno, si declina essenzialmente come bisogno di recuperare una autorevolezza necessaria, nei rapporti reciproci fra le istituzioni e nei rapporti fra le stesse e i cittadini”. Apre così il presidente della Corte d’appello di Catania, Giuseppe Meliadò.
“A questa esigenza, che implica rispetto per gli ambiti di autonomia assegnati a ciascuna di tali istituzioni dalla Costituzione – aggiunge il presidente Meliadò – ma al tempo stesso superamento di ogni inclinazione alla separatezza e all’autoreferenzialità, una inclinazione del tutto incompatibile con la necessaria cooperazione che deve sussistere fra tutte le istituzioni per la realizzazione dell’interesse generale, non può sottrarsi nemmeno la Magistratura”.
“La Magistratura – sottolinea Meliadò – non può non porsi il problema sia del rafforzamento dell’immagine di imparzialità dell’ordine giudiziario sia della sua capacità di dare risposte affidabili, sul piano della qualità dell’intervento giudiziario e della sua efficienza, risposte affidabili, in quanto frutto di una equilibrata e trasparente ponderazione degli interessi ricavabili dal sistema costituzionale, e – osserva il presidente della Corte d’appello di Catania – in quanto operate in tempi ragionevolmente accettabili”.
SEGNALI DI MIGLIORAMENTO. “Il coinvolgimento dei magistrati della Corte nelle scelte di miglioramento organizzativo intraprese per ridurre i tempi dei processi e modernizzare la risposta di giustizia ha costituito il principale strumento per garantire l’effettività di obiettivi, essenzialmente affidati al superamento di una visione individualistica dei compiti del giudice, antica e radicata nella mentalità degli operatori di giustizia, ma priva ormai di alcuna capacità propulsiva”.
“Lo stato dell’amministrazione della giustizia nel distretto è stato influenzato da questo orientamento al cambiamento – osserva il presidente Meliadò – e nonostante il persistere di risalenti criticità, manifesta indubbi segnali di miglioramento, sia sul piano della qualità della risposta giudiziaria, della capacità, in altri termini, dell’apparato giudiziario di dare risposta a fenomeni complessi (dall’immigrazione, alle nuove strategie criminali), sia dei tempi necessari per il suo intervento, che si sono significativamente contratti e, comunque, manifestano un’inversione di tendenza rispetto al passato”.
LA MAFIA INFILTRATA NELL’ECONOMIA. Rimane “rilevante il numero dei procedimenti che riguardano fatti di criminalità organizzata” con la mafia che “continua a reinvestire i cospicui profitti illeciti, e in particolare quelli del traffico di droga, in attività economiche apparentemente lecite, ma esercitate con il metodo mafioso, realizzando così un’infiltrazione nel settore economico che finisce per depotenziare ed escludere dal mercato l’iniziativa imprenditoriale sana”.
“I settori economici in cui si è registrata maggiormente tale infiltrazione – sottolinea Meliadò – sono quelli caratterizzati da bassa tecnologia, ampio ricorso a manodopera irregolare, disponibilità di ingente liquidità, possibilità di concorrere nei pubblici appalti. Tali profili contraddistinguono in tutto o in parte le imprese operanti nei settori delle costruzioni, del commercio all’ingrosso e al dettaglio, dell’agroalimentare, del trasporto, della gestione delle sale scommesse, del ciclo del trattamento dei rifiuti”.
“Si conferma, inoltre – aggiunge il presidente della Corte d’appello di Catania – l’allarmante e costante sopravvenienza dei reati in materia di stupefacenti e di atti persecutori, questi ultimi spesso conseguenti a conflittualità maturate all’interno di contesti familiari. Sensibilmente aumentato è il flusso dei reati contro il patrimonio, con particolare riferimento ai furti, alle rapine in danno di istituti di credito e furti di rame e ferro. Sostanzialmente stabile e’ anche il numero dei delitti di omicidio volontario e dei reati contro la pubblica amministrazione, mentre si è riscontrato un notevole aumento nella fase dibattimentale dei procedimenti per bancarotta semplice e fraudolenta”.
OCCHI PUNTATI SU PROTEZIONE DEI MIGRANTI. “La collaborazione instaurata con le associazioni internazionali e i soggetti istituzionali, anche stranieri, coinvolti nel fenomeno degli sbarchi ha consentito di far passare le iscrizioni sul registro per i reati di tratta e di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina da due a 48 procedimenti, gettando luce su un cono d’ombra particolarmente inquietante per le prospettive stesse di protezione umanitaria, fortemente attenzionate nel Distretto”.
“Lo dimostra l’intensa ed encomiabile attività di collaborazione interistituzionale promossa dal Tribunale per i minorenni – ha aggiunto Meliadò – in favore dei migranti minorenni soli e delle migranti, provenienti in specie dalla Nigeria e vittime di tratta e di sfruttamento della prostituzione, con esiti assolutamente positivi riguardo ai percorsi di integrazione e di tutela. Il lavoro svolto dagli uffici minorili, che fronteggiano da soli quasi il 40% di tutti gli ingressi dei minori soli, merita il più ampio plauso”.
I DATI DEL SETTORE PENALE. “L’analisi dei dati del settore penale del Distretto disegna un quadro di sostanziale stabilità sia per quanto riguarda il numero dei procedimenti pendenti che per quelli sopravvenuti, anche se si registra una prima positiva inversione di tendenza”. “Sarebbe stato legittimo aspettarsi – osserva il presidente Meliadò – che le riforme varate negli ultimi anni consentissero di evidenziare primi segnali positivi nella direzione del recupero di una maggiore efficienza del sistema giudiziario penale in termini di minore carico di lavoro e di minore durata dei processi. Le relazioni dei capi degli uffici giudiziari del distretto, invece – osserva il presidente della Corte d’appello di Catania – sottolineano che gli interventi di depenalizzazione attuati nel 2016 e l’introduzione di nuove cause di estinzione dei reati e di non punibilità come la ‘messa alla prova dell’imputato’ o la ‘particolare tenuità del fatto’ hanno trovato scarsa applicazione nella pratica giudiziaria e non hanno sortito allo stato effetto deflattivo”.
I DATI DEL SETTORE CIVILE. “E’ senz’altro consolidato il buon andamento della giurisdizione Civile nel distretto. In Corte di appello la pendenza degli affari civili ha registrato, nonostante la crescita delle sopravvenienze (passate da 3857 a 4640) e grazie alla accresciuta produttività dei magistrati (che hanno definito 5.113 processi a fronte dei precedenti 4.757), un’ulteriore complessiva diminuzione”.
“Se si prescinde dai dati della sezione Persona, Minori e Famiglia (che ha visto un aumento del carico di quasi il 90% -da 635 a 1207 iscrizioni – per effetto del contenzioso in materia di protezione internazionale, che nel futuro non sarà più soggetto ad appello) – segnala il presidente Meliadò – la diminuzione delle pendenze civili si attesta, in realtà, al 10,82% (del 15, 42 % presso la sezione lavoro)”.
“La durata dei processi in appello che solo qualche anno fa oscillava fra cinque e sei anni – sottolinea – è pertanto in calo e si attesta ormai intorno ai tre anni (e in meno di tre anni nella sezione famiglia e nella sezione lavoro), un positivo contributo per la riconduzione dei tempi processuali agli standard europei – conclude il presidente Meliadò – è venuto pure dai giudici ausiliari in servizio presso la Corte, agevolati dal pieno coinvolgimento nella vita delle sezioni e nelle attività dell’Ufficio per il processo”.

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