Stato-mafia: si conclude il processo

Dopo 4 anni di dibattimento e 210 udienze la Procura di Palermo tirerà le somme con le richieste delle pene

PALERMO – Dopo 4 anni e 8 mesi di dibattimento e 210 udienze la Procura di Palermo domani tirerà le somme e chiuderà, con le richieste di pene, la requisitoria del processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. A giudizio, il 7 marzo del 2013, finirono in 12. La posizione del boss Bernardo Provenzano venne presto stralciata in quanto il capomafia, poi deceduto, venne dichiarato non in grado di partecipare consapevolmente all’udienza. L’ex ministro Calogero Mannino, invece, scelse il rito abbreviato: processato
separatamente è stato assolto in primo grado.
L’appello a suo carico è ancora in corso. Rimasti in 10, dunque, davanti alla corte d’assise di Palermo, presieduta da Alfredo Montalto, dopo la morte, a dicembre, di Totò Riina, personaggio chiave nella ricostruzione della Procura del presunto dialogo che pezzi dello Stato avrebbero stretto con Cosa nostra negli anni delle stragi, gli imputati ora sono 9.
Di minaccia e violenza a Corpo politico dello Stato sono accusati i capimafia Leoluca Bagarella, cognato del padrino corleonese deceduto, e Antonino Cinà, medico fedelissimo di Riina, e il pentito Giovanni Brusca. Stessa imputazione in concorso per tre ex ufficiali dell’Arma: Antonio Subranni, ex capo del Ros, il suo vice del tempo Mario Mori e l’ex
colonnello, anche lui in servizio al Raggruppamento speciale, Giuseppe De Donno.
Di minaccia a Corpo politico dello Stato è accusato anche Marcello Dell’Utri, ex senatore di Forza Italia che sconta una condanna a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Mentre di calunnia e concorso in associazione mafiosa risponde Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo, Vito, imputato e, allo stesso tempo, superteste del processo.
Ciancimino, che dopo una condanna per detenzione di esplosivo si è visto revocare l’indulto concessogli dopo un precedente verdetto di colpevolezza per riciclaggio, è detenuto.
Imputato anche Nicola Mancino, ex ministro dell’Interno a cui i pm contestano il reato di falsa testimonianza.
Al processo sono costituiti parte civile il Centro studi Pio La Torre, l’ex capo della Polizia, Gianni De Gennaro, parte lesa dal reato di calunnia contestato a Ciancimino, la Presidenza del Consiglio dei Ministri, la Presidenza della Regione siciliana, il Comune di Palermo, l’associazione Libera e l’associazione vittime della strage dei Georgofili.

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