Ucciso perché considerato un traditore

Palermo. Fatta luce sull'omicidio di Bartolomeo Spatola del 2006: i boss Lo Piccolo lo avrebbero punito per essersi avvicinato al clan Pagliarelli

PALERMO – I boss Sandro e Salvatore Lo Piccolo, attualmente in carcere, insieme ad Andrea Adamo, sono accusati di essere i responsabili dell’omicidio di Bartolomeo Spatola, ucciso il 18 settembre 2006 nelle campagne di Montelepre (Palermo) e poi seppellito in un terreno di Villagrazia di Carini, sempre nel Palermitano.
Alla svolta nelle indagini hanno contribuito il neo collaboratore di giustizia Antonino Pipitone, della famiglia mafiosa di Carini, e Gaspare Pulizzi. I carabinieri del Nucleo investigativo di Palermo hanno riscontrato le loro dichiarazioni, consentendo di ricostruire il delitto. Nei confronti dei tre è stato eseguito un provvedimento restrittivo emesso dal Gip di Palermo su richiesta della Procura distrettuale antimafia.
La decisione di uccidere Spatola era stata adottata dal mandamento mafioso di Palermo San Lorenzo, retto da Sandro e Salvatore Lo Piccolo, che ritenevano l’uomo (affiliato alla famiglia mafiosa di Tommaso Natale) un traditore per essersi avvicinato al loro rivale, Antonino Rotolo, reggente del mandamento mafioso di Pagliarelli.
Tra le due fazioni esistevano contrasti a causa del rientro dagli Usa dei cosiddetti “scappati”, cioè coloro che avevano perso la seconda guerra di mafia e, per avere salva la vita, erano stati costretti ad allontanarsi dalla Sicilia.
Gli esecutori materiali dell’omicidio scambiarono Giuseppe D’Angelo per la vittima designata, uccidendolo, il 22 agosto 2006, mentre era seduto nel negozio di un fruttivendolo del quartiere palermitano di Tommaso Natale. Per quell’omicidio sono stati condannati in via definitiva i collaboratori di giustizia Gaspare Pulizzi e Francesco Briguglio e gli altri componenti del commando: il neo collaboratore di giustizia Antonino Pipitone, Gaspare Di Maggio e i mandanti Salvatore e Sandro Lo Piccolo.
L’errore non fermò i boss di San Lorenzo, che il 18 settembre seguente fecero uccidere Bartolomeo Spatola. Il vecchio boss era gravemente malato e aveva costante bisogno dell’ossigeno; nonostante questo si recò comunque a quello che doveva essere un summit di mafia, portando in regalo carne di coniglio e una bottiglia di whisky.
Fu condotto prima a Capaci e da qui accompagnato da Gaspare Pulizzi e Antonino Pipitone a Giardinello, in una casa abbandonata dove c’erano Sandro e Salvatore Lo Piccolo e Andrea Adamo.
Mentre Sandro Lo Piccolo si allontanava, Adamo strangolava con una corda Spatola, secondo la ricostruzione fatta da Antonino Pipitone: “Non aveva la forza di stare neanche in piedi… Era malato, aveva problemi di asma, aveva sempre il fiatone, oltre l’età…”. Dopo aver mangiato, i tre fecero sparire il corpo sotterrandolo in un fondo in Villagrazia di Carini; i resti furono trovati nel 2008 grazie alla collaborazione di Gaspare Pulizzi.

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