Regione, Pd siciliano separato in casa All’orizzonte nuovo Patto del Nazareno?

Si ipotizza la copertura romana dietro i voti di alcuni deputati Dem a Micciché. Il neo presidente dell'Ars nega ogni accordo: "Lotti mi ha solo telefonato". Lumia ammonisce: "Prendere subito le distanze" 

PALERMO – Non c’è pace nel Pd in Sicilia, dove, a minare i già precari equilibri interni, s’insinua l’ipotesi di una “copertura romana” di quello che i 5stelle hanno già bollato come “l’inciucio tra Pd e Forza Italia”, consumato ieri con l’elezione del commissario azzurro Gianfranco Miccichè a presidente dell’Assemblea regionale.
Ha ottenuto 39 voti, quattro in più di quelli assicurati dalla maggioranza, che sostiene il governo di Nello Musumeci. Il leader di FI in Sicilia nega, smentendo “accordi con pezzi dei democratici”, ma nel Pd c’è chi parla di traditori, “perché l’elezione del capo di Forza Italia in Sicilia a presidente dell’Ars è un fatto politico e, se avvenuto col voto segreto di un parlamentare dem, mina il rapporto con la base e gli elettori”.
E di “giornata nera” per il partito parla Giuseppe Berretta, parlamentare nazionale del Pd e responsabile siciliano dell’area che fa riferimento ad Andrea Orlando.
“Quello che è successo ieri dentro il Pd per l’elezione del presidente dell’ Ars è gravissimo – commenta Giuseppe Lumia – le distanze vanno prese in coro e da tutti, in Sicilia e a Roma”.
A sostenere la corsa di Micciché, ieri, sono stati i voti di 6 esponenti dell’opposizione: 4 deputati del Pd e 2 di “Sicilia Futura”, il movimento dell’ex ministro Totò Cardinale che ha da tempo un filo diretto proprio con il ministro dello Sport, il renziano Luca Lotti. Pur smentendo “intese” però è proprio Micciché ad ammettere scambio di telefonate col ministro dello Sport, che lo avrebbe cercato per augurargli ‘buon lavoro’.
Eppure, il commissario azzurro, già due giorni fa nei corridoi di palazzo dei Normanni, in occasione della seduta di insediamento, davanti ai giornalisti, non avrebbe fatto mistero delle chiamate ricevute da Lotti, lasciando intendere, osserva un esponente dem, la presenza di un “accordo nazionale”.
“Quello che è accaduto non aiuta il Pd, né Renzi, ma avvantaggia M5S e FI”, ripete come un mantra un deputato secondo cui i vertici nazionali Dem devono fare chiarezza. Il punto è capire se rientra in uno schema nazionale.
“C’è da capire se questa operazione ha una copertura romana”, dice. “Se così fosse ci sarebbe un conflitto tra il linea seguita in Sicilia e quella nazionale e determinerebbe l’esistenza di un progetto politico che va oltre la Sicilia e il PD nazionale deve esprimere cosa pensa con chiarezza”, aggiunge l’esponente che vuole restare anonimo. Domani all’Ars si vota per eleggere i componenti dell’ ufficio di presidenza, ma manca una linea, deciderà il gruppo parlamentare. La partita è tutta aperta.

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