Carceri, come prevenire il rischio suicidi

di Nuccio Sciacca - Siglato dall’Asp di Catania un protocollo d’intesa con le case circondariali

Un protocollo d’intesa è stato stipulato fra l’Azienda sanitaria catanese e le Case circondariali della provincia di Catania, finalizzato all’implementazione delle attività per la prevenzione del rischio suicidario nelle carceri e nelle strutture di giustizia minorile del territorio.
Presenti Giuseppe Giammanco (direttore generale Asp di Catania), Daniela Faraoni e Franco Luca (rispettivamente direttore amministrativo e direttore sanitario dell’Azienda sanitaria), Elisabetta Zito (direttore della Casa circondariale di “Piazza Lanza”), Giovanni Rizza (direttore della Casa circondariale di “Bicocca”), Giuseppe Russo (direttore della Casa circondariale di Caltagirone), Aldo Tiralongo (direttore della Casa circondariale di Giarre), Giuseppe Fichera (direttore del Dsm dell’Asp di Catania), Carmelo Florio (direttore del modulo Dsm-Catania sud), Salvina Riillo (direttore del Distretto sanitario di Catania), Roberto Ortoleva (dirigente psichiatra Staff Dsm e referente di progetto), Santo Messina (direttore Uoc Affari generali e del personale).
Il protocollo sarà sottoscritto nei prossimi giorni anche dal Centro Giustizia minorile di Catania, diretto dalla Rosaria Antonia Gallo. Giammanco ha porto ai presenti i saluti dell’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, e il suo apprezzamento per un progetto d’avanguardia e di civiltà che mette al centro la persona e se ne fa carico.
L’evento suicidio ha un impatto psicologico devastante sulla comunità, in qualsiasi contesto esso si verifichi. In carcere, luogo in cui il sistema delle responsabilità e dei rapporti istituzionali è particolarmente complesso, il suicidio rappresenta un fenomeno drammatico che non solo destabilizza e annichilisce familiari e conoscenti ma scompagina e produce inquietudini, sofferenza e confusione in tutti i gruppi di operatori coinvolti, esplodendo con la violenza di un gesto tragico, temuto e irreversibile.
«Abbiamo intessuto – ha spiegato Giammanco – in piena condivisione una rete di collaborazioni e di operatività che ha messo a sistema, in una logica di programmazione e di innovazione, da un lato una prassi d’intervento consolidata nel lavoro dei nostri psichiatri e dall’altro l’insieme delle competenze professionali maturate sul campo dagli operatori dell’amministrazione penitenziaria. Il risultato è un lavoro d’integrazione, di sinergia e di grandi e ampie visioni».
Il progetto di prevenzione del rischio suicidario prevede l’attivazione di tutti gli interventi idonei alla promozione e alla tutela della salute dei soggetti (minori, giovani, adulti) privati o limitati della libertà personale e/o sottoposti a procedimento penale. Tali interventi verranno predisposti a cura dell’Asp di Catania, attraverso il Dipartimento di salute mentale, di concerto, per quanto di competenza, con i servizi della sanità penitenziaria. L’Asp si impegna a garantire la continuità assistenziale per i soggetti in carico, anche tramite i contatti con le famiglie.
«I protocolli sono stati costruiti tenendo conto delle specificità dei singoli Istituti e ponendo grande attenzione alla questione etica – ha detto Zito -. Tutto ciò si è sostanziato nella previsione di precisi strumenti a garanzia di tutti gli attori coinvolti e nella valorizzazione di nuove opportunità di promozione e di crescita relazione; formando, ad esempio, i detenuti in attività di cargivers».
Gli obiettivi progettuali, illustrati da Fichera, mirano a: individuazione degli strumenti per intercettare il rischio autolesivo/suicidario, formando a tal fine gli operatori; creazione di Pdta (percorso diagnostico-terapeutico-assistenziale) specifici per una presa in carico efficace dei disturbi psichici; formazione di detenuti peer supporter; attivazione di tecniche di “debriefing” (quando avvengono casi di suicidio per attenuare le conseguenze emotive dell’evento, allentare le conflittualità e cercare di apprendere dalle esperienze);
stimolare azioni di sistema per migliorare le condizioni di vita carceraria.
«È un percorso di collaborazione virtuoso fra le istituzioni, purtroppo non frequente né scontato nella nostra realtà – ha sottolineato Rizza -, che ha reso agevole la costruzione di una rete fra le varie componenti e i vari servizi sia dell’amministrazione penitenziaria sia dell’Asp di Catania, finalizzata al conseguimento di un obiettivo di civiltà».
Rientrano, nell’ambito del protocollo sottoscritto, anche i corsi di formazione rivolti agli operatori dei cinque istituti penitenziari coinvolti, per la condivisione dei percorsi di valutazione e di cura da attivare nei servizi della sanità penitenziaria, relativi alla prevenzione dei suicidi e degli atti autolesivi. «Il percorso che abbiamo intrapreso – ha detto  Russo – segna l’inizio di un nuovo lavoro, con obiettivi di sicurezza ancora più sfidanti e un più efficace coordinamento fra le istituzioni, che ha visto, fino a ora, l’impegno costante dell’amministrazione penitenziaria e degli operatori sanitari nei confronti dei detenuti più deboli».
Le azioni formative – realizzate secondo le linee guida regionali di prevenzione del rischio autolesivo e di suicidio nelle carceri – sono state attivate nel mese di maggio (le prime in Sicilia) e si svilupperanno nell’arco di un triennio. Sono stati già 200 gli operatori formati. I docenti impegnati svolgono la loro attività gratuitamente.

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