Forza Italia, scontro Pogliese-Micciché

Luca Ciliberti. Alta tensione sull'ipotesi di un "patto del Nazareno" siciliano. Il presidente Ars diserta la convention di Catania. Il sindaco: "Gli assenti hanno sempre torto"

Micciché parla con Berlusconi a Roma, dialoga con parte del gruppo di Forza Italia all’Ars, ma è evidente che appare completamente slegato dal suo territorio. E l’ennesima testimonianza è arrivata dalla giornata di chiusura di MuovitiItalia a Catania, dove il coordinatore regionale invitato al confronto pubblico (il terzo più importante in Italia) ha disertato l’incontro. Come se le frasi pesantissime, pronunciate ieri pronunciate ieri davanti alla platea degli ex alfaniani fossero dei pensieri sparsi di una chiacchierata al bar.
Gli assenti hanno sempre torto” sottolinea dal palco il sindaco di Catania Salvo Pogliese, ricordando che l’esperienza vittoriosa alle comunali di Catania è un modello di come vada aggregato il centrodestra”. Lo dicono i numeri, lo dicono le urne.
“Abbiamo vinto con il 52% dei consensi, doppiando il nostro avversario. Le liste riconducibili a Forza Italia hanno ottenuto il 27%, superando (per la prima volta) il consenso delle Politiche (22%)” spiega l’ex parlamentare che durante la tre giorni ha ricevuto solo elogi e complimenti per le scelte di coerenza e di unità verso una proposta politica caratterizzante per l’intera coalizione.
Pogliese, senza mai nominare Micciché e il suo seguito, stavolta rimarca le differenze. “A chi nel mio partito vagheggia scenari di accordi con il Pd, di Patti del Nazareno 2.0, dico che noi non lo permetteremo. Il centrodestra unito è vincente, e in un centrodestra unità Forza Italia può essere trainante: ciò che conta è la credibilità, personale e del progetto politico, che si offre agli elettori. A Catania lo abbiamo dimostrato. Credibilità e coerenza: questi sono i valori per rilanciare Forza Italia e il centrodestra. Noi siamo alternativi a tutto il resto”.
Persino i sondaggi di gradimento sulle amministrazioni comunali lanciano il paradossale caso di Catania: “il sindaco di un Comune in dissesto che raccoglie il 65% di gradimento dei cittadini”. E forse è proprio questo il punto che personalmente sta stretto a Micciché sul piano del consenso. Nel giro di pochi mesi Catania vince senza di lui le amministrative ed esce con le ossa rotte dalle politiche dove, a causa delle sue scelte verticistiche, Forza Italia nel collegio di Catania non aveva né capilista né rincalzi catanesi.
“Non sono per niente sorpreso. Me lo aspettavo, era inevitabile che prima o poi dovessero emergere le divisioni tra l’anima civile e quella più’ dura di Forza Italia – commenta in serata Micciché – Se a qualcuno questo stato di cose non sta bene, liberissimo di andare. Si sappia che io sono liberale, lo sono sempre stato e non potrò’ mai essere fascista”. Poi a chi accusa Forza Italia siciliana di scarsa meritocrazia e di mancanza di dialogo interno, Micciché replica: “Ho basato tutta la mia vita e la mia carriera sul merito. Sfido questi colleghi a presentare i loro curricula, a mostrarmi i loro meriti e cos’hanno fatto fino a questo momento. Sarò felicissimo di potermi confrontare con loro e eventualmente anche a farmi da parte se necessario”. Una diatriba tutta interna al partito che culminerà con le scelte delle candidature per le europee. Ma stavolta il pallino arriverà a Berlusconi attraverso le mani del coordinatore nazionale Antonio Tajani.
Il nodo politico, invece, sta tutto nella presenza della Lega, storicamente parte della coalizione di centrodestra e che oggi, invece, sul piano nazionale ha messo i suoi ex compagni di cordata all’opposizione preferendo andare al governo con il M5s, “grazie al risultato di una legge elettorale folle” commenta Francesco Lollobrigida di Fratelli d’Italia. “Il centrodestra le elezioni le ha vinte, la nostra è la coalizione più votata in assoluto”.
Lorenzo Cesa (Udc) smette i panni del moderato democristiano e non le manda al dire al segretario Salvini: “Se non smette di comportarsi così, farà la fine di Renzi e sparirà tra qualche mese”. Più moderata, invece, la posizione dello stesso Antonio Tajani che, in vista delle europee, guarda all’”Altra Italia” dei moderati di centro per rinforzare le liste in attesa che il governo giallo-verde imploda e che la Lega ritorni nell’alveo originale del centrodestra.
“Pensiamo alla Sicilia che possa essere laboratorio, dove la Lega accetta di essere co-protagonista e magari leader nel resto del Paese ma sempre all’interno dei confini della coalizione e della coerenza. Il tema non è dire che popolari e populisti possono convivere, perché i primi sono alternativi agli altri e alla sinistra. Su queste basi si condividere ipotesi e percorsi” rincalza il centrista Saverio Romano.
E se la Lega divide il centrodestra nazionale, a Catania è proprio il Carroccio a unire le anime di popolari e populisti rivendicando come le scelte fatte attraverso meritocrazia e coerenza paghino sempre. “Non voglio polemizzare con chi ha dato dello stronzo al mio leader, perché le mie opzioni di riferimento sono nei modelli unitari di Pogliese e Musumeci – dice Fabio Cantarella, numero due della Lega in Sicilia – Se abbiamo avuto cinque anni di Crocetta al governo e per la scelta di Micciché di candidarsi presidente togliendo i voti decisivi per l’elezione di Nello Musumeci già nel 2013”.
Il commissario della Lega Stefano Candiani rincara la dose: “Sostegno a Salvo Pogliese che cerca di tenere in piedi tutte le anime di Forza Italia, invece di sfaldare gli ultimi cocci di un partito che è stato fondatore e anima del centrodestra in Italia e in Sicilia. Spiace notare, invece, che il presidente dell’Ars, Gianfranco Miccichè preferisca la Boldrini; il peggio della sinistra o raccatta nel partito ex alfaniani, piuttosto che guardare alla Lega”
I giovani, cuore pulsante della manifestazione catanese, prendono platealmente le distanze da chi vuole guardare ancora con simpatia al Pd. Stefano Cavedagna (coordinatore nazionale di Forza Italia giovani) e Dario Moscato (membro dell’ufficio di presidenza nazionale di Forza Italia Giovani) riconoscono il merito a questa classe dirigente di formare le generazioni future, al contrario di Micciché che invece guarda con simpatia al senatore Pino Firrarello, convinto com’è, che all’interno del suo partito “non ci sono giovani di prospettiva”.
Lunedì a Catania ci sarà il vertice provinciale di Diventerà bellissima. Oggi sul palco avrebbe dovuto esserci il presidente della Regione Nello Musumeci poi, per fare le sue veci, l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, che poco prima di prendere la parola sembra sia andato via nervosamente mugugnando: “Inaudito, inaudito”. La sedia del rappresentante della Regione alla fine è toccata a Giorgio Assenza. Nomen omen.
Twitter: @LucaCiliberti
Luca Ciliberti

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