Lo sfogo delle mamme contro Capuana: “Non eravamo complici del santone”

Il processo per abusi su ragazzine ad Aci Bonaccorsi. I familiari: "Appena saputo abbiamo chiuso i rapporti, i genitori consenzienti sono quelli rimasti nella setta"

CATANIA – Una ferita che si riapre, ogni volta. Basta leggere le notizie che riguardano le fasi del processo “12 apostoli” che per i familiari delle vittime, tutte ragazzine minorenni, aumenta il dolore e, probabilmente, il rimorso per non aver compreso l’abominio che si stava consumando nella comunità di Aci Bonaccorsi, celate da parole come “purificazione”, “religione” e “privilegio” raccontati nei verbali pieni di contenuti raccapriccianti. La vicenda riguarda i presunti abusi sessuali consumati all’interno di una comunità di ispirazione cattolica ad Aci Bonaccorsi, “Associazione Cattolica Cultura e Ambiente” .
Tra i quattro imputati il ‘santone’ Piero Alfio Capuana, 75enne bancario in pensione, alla guida della comunità che avrebbe abusato delle ragazzine, in alcuni casi con la complicità delle madri delle vittime. Con lui a processo anche tre presunte fiancheggiatrici: Katia Concetta Scarpignato, Fabiola Raciti e Rosaria Giuffrida. Secondo l’accusa, gli abusi, compiuti plagiando le ragazze, erano presentati come purificazione compiuta da un ‘arcangelo’ reincarnato.
Riceviamo e pubblichiamo lo sfogo amaro di una mamma che si è ribellata troppo tardi al plagio che avveniva quotidianamente all’interno delle mura di quella collettività e che oggi è tra coloro che chiede giustizia.
Poche righe, ma emblematiche perché testimoniano che ancora oggi ci sono altre madri che frequentano ancora oggi la comunità credendo che il Santone abbia agito in buona fede. “Salve sono la madre di una delle ragazzine abusate dal santone Capuana. Vorrei precisare che le madri denuncianti (tutte) non erano complici anzi, appena saputo hanno chiuso i rapporti con la comunità Acca. Vorrei cortesemente che si sappia questa cosa perché abbiamo ripetuti attacchi da chi legge e non conosce la situazione le madri consenzienti sono quelle che ancora sono dentro la setta e difendono il santone a spada tratta…”.
Nel processo si sono costituite 17 parte civili e 8 parti lese, tra cui alcune associazioni, alcune giovani vittime e la diocesi di Acireale.
Intanto ha avuto accesso al rito abbreviato uno dei tre indagati per favoreggiamento: l’ex presidente dell’Associazione cattolica cultura ed ambiente di Aci Bonaccorsi, Salvatore Torrisi. Per gli altri due – l’ex deputato e assessore regionale, Domenico ‘Mimmo’ Rotella, marito di Rosaria Giuffrida, e il sacerdote, padre Orazio Caputo – la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio.
Da intercettazioni della polizia postale di Catania emergerebbe che il sacerdote avrebbe appreso nel segreto della confessione delle indagini avviate su una denuncia per abusi sessuali e avrebbe avvisato dell’attività in corso Torrisi e Rotella.
Nell’inchiesta sono confluiti gli incidenti probatori con gli interrogatori delle vittime. Titolari dell’inchiesta ’12 apostoli sono il procuratore Carmelo Zuccaro, l’aggiunto Marisa Scavo e il sostituto Agata Consoli.

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