Alla ricerca di cunicoli e documenti: si stringe il cerchio attorno al super boss

VIDEO: ogni singolo foglio al setaccio

Operazione nel Trapanese per colpire i fiancheggiatori di Messina Denaro e trovare il covo: 19 indagati 

ROMA – Dalle prime luci dell’alba la polizia di Trapani ha eseguito decine di perquisizioni a Castelvetrano, Mazara del Vallo, Partanna, e Campobello di Mazara, per colpire la rete di fiancheggiatori del latitante Matteo Messina Denaro e raccogliere ulteriori elementi utili alla sua cattura.

Sono impegnati nell’operazione 130 uomini coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Diciannove gli indagati, tra i quali “vecchie conoscenze” degli inquirenti: professionisti e uomini d’onore già condannati e ritenuti vicini al boss latitante.

Sono stati perquisiti edifici e abitazioni di persone legate al boss latitante. Sono state impegnate anche diverse unità cinofile antiesplosivo e antidroga. Gli investigatori della polizia hanno utilizzato attrezzature speciali per verificare l’esistenza di cavità o nascondigli.
E’ solo l’ultimo blitz a caccia di tracce del capomafia ricercato dal 1993. Negli ultimi anni la Dda del capoluogo ha messo a segno una serie di operazioni che hanno azzerato la rete dei favoreggiatori più stretti di Messina Denaro come diversi familiari del padrino (due cognati sono attualmente detenuti al carcere duro) e imprenditori che, secondo gli investigatori, ne avrebbero finanziato la latitanza.
Ad esempio Vito Nicastri, re dell’eolico, piccolo elettricista che ha messo su una fortuna investendo nelle rinnovabili e che, per i pentiti, faceva arrivare il denaro al boss nelle valigie. In carcere, ad aprile, sono finiti anche due insospettabili carabinieri e l’ex sindaco di Castelvetrano Antonino Vaccarino, accusati di aver passato notizie riservate sulle indagini che avrebbero dovuto portare alla cattura del boss.

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