“Parole indegne su Falcone e Borsellino”: neomelodico catanese e Rai nella bufera

Ospite di 'Realiti' il cantante Leonardo Zappalà dice la sua sui giudici: "Sapevano a cosa andavano incontro". Scatta l'istruttoria della rete. Lo sdegno di Borrometi, giornalista sotto scorta. VIDEO

La Procura apre un'inchiesta

ROMA – “La Rai ritiene indegne le parole su Giovanni Falcone e Paolo Borsellino pronunciate da due ospiti della puntata di Realiti, andata in onda su Rai2 in diretta”. L’azienda, annuncia di aver “avviato un’istruttoria per ricostruire tutti i passaggi della vicenda”.
Ecco cos’è successo: tra gli ospiti della prima puntata del programma condotto da Enrico Lucci c’era anche Leonardo Zappalà, giovane cantante neomelodico di Paternò. Invitato più volte invano ad alzarsi per applaudire i due giudici, il 19enne (in arte “Scarface”) ha consigliato al presentatore di studiare la storia dei veri eroi della Sicilia: “Le persone che hanno fatto queste scelte di vita le sanno le conseguenze. Come ci piace il dolce ci deve piacere anche l’amaro. Mi riferisco a Falcone e Borsellino”.

Lucci aveva sottolineato che la mafia è il male, quindi ha mandato in onda una grande foto dei due giudici come esempio proprio degli eroi che combattono la mafia, accolta da un grande applauso in studio. Zappalà era al centro di un video trasmesso dal programma, che raccontava il fenomeno degli interpreti neomelodici siciliani che cantano in napoletano.
Nel video si raccontava anche la storia di Niko Pandetta, detto ‘Tritolo’, con anni di carcere alle spalle e nipote del boss Turi Cappello. Nella clip Pandetta, non presente in studio, raccontava, tra l’altro, di aver finanziato il suo primo cd con una rapina. Nelle sue canzoni inneggia anche allo zio Turi, come punto di riferimento della sua vita.
In studio dopo le frasi su Falcone e Borsellino è calato il gelo. “Ascolta a me – gli ha ribattuto Lucci -: studia la storia che tra 20 anni sarai una persona migliore”.
Da qui la reazione della Rai: “Direttore di rete, conduttore, autori sono stati ampiamente sensibilizzati sulla necessità di porre la massima attenzione sulla scelta degli ospiti, delle tematiche e sulla modalità di trattazione di argomenti ‘sensibili’; in coerenza con quanto ogni giorno la Rai testimonia attraverso programmi, eventi speciali e fiction dedicati alla sensibilizzazione della collettività contro la criminalità organizzata e a sostegno della memoria dei tanti martiri delle mafie”.
“Quello che è avvenuto è inaccettabile e non può e non deve accadere”, ha affermato in una nota l’ad Rai Fabrizio Salini. “Abbiamo il dovere di essere garanti della legalità – dice Salini -. In questo caso non lo siamo stati, chiediamo scusa ai parenti di Falcone e Borsellino, ai familiari di tutte le vittime della mafia e ai telespettatori”.
“E’ in corso un’istruttoria per stabilire le responsabilità”, ricorda Salini nella nota. “Come ho detto più volte, per la Rai è un obbligo civile, morale e culturale essere rispettosi della legalità: ad essa devono essere ispirate le immagini e le parole che si susseguono nei nostri programmi. E’ una legalità che deve guidare i contenuti che pensiamo e che poi mandiamo in onda, l’informazione che proponiamo, i modi in cui ci comportiamo”.
“Parlare di legalità attraverso le nostre voci e le nostre immagini deve essere la principale missione della Rai, una missione che lega i concetti di cultura e legalità. Purtroppo questo non è avvenuto l’altra sera, non ci sono giustificazioni e mi spiace che un episodio del genere rischi di offuscare la ferma condanna che pure il programma ‘Realiti’ ha evidentemente manifestato e le molte cose buone, di servizio pubblico – conclude l’amministratore delegato – che ogni giorno la Rai propone”.
“La Rai non può fare da vetrina a chi inneggia ai boss e dileggia chi ha dato la vita per lottare contro la mafia”, scrive su Facebook il segretario Usigrai Vittorio Di Trapani. Che aggiunge anche un dettaglio: “Mi domando: ma davvero la #Rai aveva pagato l’albergo a uno che scrive canzoni sullo zio ergastolano, boss al carcere duro per mafia?”, allegando la foto del voucher dell’albergo.
Di Trapani rimanda, inoltre, a un post del giornalista Paolo Borrometi. “Vedere insultare in un programma Rai Falcone e Borsellino o sentire inneggiare ai clan che vorrebbero realizzare attentati mi lascia esterrefatto – scrive il giornalista, più volte minacciato dalla mafia -. Un sedicente cantante neomelodico, tale Zappalà, su Rai2 ha detto che ‘a Falcone e Borsellino, queste persone che hanno fatto queste scelte di vita le sanno le conseguenze. Come ci piace il dolce ci deve piacere anche l’amaro’ mi fa ribrezzo. Mi fa ribrezzo capire come si sia ridotta la nostra amata Italia, mi fa ribrezzo perché non penso che i giovani davanti alla tv abbiano avuto un esempio da ‘servizio pubblico’. Il problema è che ‘personaggetti’ del genere non meritano di andare in Rai. Ed è grave che vengano invitati. Così come l’altro suo ‘collega’, tale Niko Pandetta, che, sempre su Rai2, ci ha spiegato che lo zio ergastolano (boss al carcere duro per mafia), Turi Cappello, scriva le sue canzoni dal carcere. Proprio quel Cappello che ha dato il cognome al clan Cappello di Catania che, secondo i magistrati, doveva realizzare un attentato con un’autobomba nei miei confronti e nei confronti degli uomini della mia scorta”.
“Ma è possibile tutto ciò? C’è chi è morto per la giustizia, c’è chi dovrebbe saltare in aria secondo i piani dei clan – prosegue Borrometi -. E la Rai cosa fa? Fa parlare chi inneggia ai boss? Spero in una presa di posizione durissima dei vertici Rai. Io pago con orgoglio il canone Rai, lo pago perché credo nel servizio pubblico. Ma questo non è servizio pubblico. Almeno abbiate la decenza di non farci vedere chi considera Falcone e Borsellino due che si sono meritati la morte, o altri che santificano i boss dei clan che vorrebbero ammazzare me e i ragazzi della mia scorta”.
Lucci si difende: “Non abbiamo invitato Riina o Provenzano in studio. Abbiamo invitato un ragazzetto che fa il cantante neomelodico e ha degli idoli orribili, perché il programma si occupa di fenomeni sul web. Tutti parlano di una cosa che non hanno visto. Io mi rivolgo a questo ragazzetto con toni paterni, perché non si massacra un ragazzetto che dichiara di non essere mafioso, anche se ha degli idoli abbastanza orribili e le idee abbastanza confuse. Gli dico: ‘la mafia è merda!’. Non c’è margine di dubbio su cosa è stato fatto in studio”.

scroll to top