Eravamo io, Angelino e De Gregori

di Emanuele Grosso - Al teatro greco romano di Catania un concerto davvero esclusivo: ecco chi c'era e cos'è successo

CATANIA – “Un applauso del pubblico pagante lo sottolineerà”. L’applauso della folla arriva davvero, in automatico ossequio al verso della donna cannone, ma qualcuno dagli spalti si accorge dell’errore: “Veramente qui nessuno stasera ha pagato…”.
Già, sono tutti invitati, gli spettatori del concerto di Francesco De Gregori in quella meraviglia del teatro greco romano di Catania, pur sotto il palazzaccio diroccato che il Comune cerca di nascondere con tutta la vegetazione possibile.
Ai piedi del palco-palafitta si aggirano i tipici frequentatori del mondo della canzone: il sindaco Salvo Pogliese, il neo eurodeputato Raffaele Stancanelli, il rettore Francesco Basile, Angelino Jolie Alfano (l’Obama di Agrigento ormai maestro di conferenze da quando la sua fama è stata sovrastata dal successore al Viminale) e addirittura Marco Tardelli con il suo urlo “più noto di quello di Munch”, azzarda un giornalista.
Insomma, se sei meno di un assessore non sei nessuno, all’esibizione super esclusiva concertata per il festival di geopolitica Mare Liberum. In giacca nera vellutata e senza cappello, sciolto come non mai nei movimenti, De Gregori canta e suona l’armonica da padreterno, davanti ai vip e a centinaia di studenti convocati dall’Associazione diplomatici.

(foto di Francesco Lauria)
Per più di mezz’ora lo scambio col pubblico (non pagante) è intenso: “Come va?”. “Bene!”. D’altra parte lui non è proprio notissimo per la sua empatia. Ma poi arriva “Souvenir” e lo scorbuticone si sblocca: “Chissà perché non l’ho fatta per molti anni, ora però suonandola durante le prove mi sono reso conto immodestamente che mi era venuta proprio bene”.
Ci sono tutte: Rimmel, Titanic, Generale, La leva calcistica. Dopo un’ora e mezza i fari illuminano le ultime gocce del peggior maggio dal 1957, in perfetta sincronia con il finale. “Buonanotte tra il mare e la pioggia”.
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