Catania, 6 medici per 350.000 persone

Il sindacato: "Di notte solo due postazioni, tutta l'assistenza viene scaricata sui pronto soccorso. Così il sistema va in tilt"

CATANIA – “Senza una rete di emergenza e urgenza e assistenza sanitaria 24 ore su 24 adeguata la rimodulazione della rete ospedaliera è destinata a fallire”. Lo sostiene la Federazione italiana sindacale medici uniti (Fismu) che cita come esempio il caso di Catania: “Sei medici di continuità assistenziale, in due postazioni, per 350.000 abitanti e la notte si scarica tutto sull’emergenza urgenza, con intasamento dell’unico, e vecchio, pronto soccorso ancora operativo nel centro della città”.
Per il sindaco c’è anche rilevare che “oltre 60% degli interventi effettuati dal 118 sono a ‘bassa intensità’, e cioè codici bianchi, trattati a domicilio e senza necessità di ospedalizzazione o per il rifiuto all’ospedalizzazione, o di ‘codici verdi’, cioè trasportati in ospedale per le difficoltà dell’assistenza del sistema territoriale”.
Secondo il Fismu “il progressivo aumento di tali interventi, non pertinenti al sistema 118, ne determina spesso ritardi e carenze negli interventi in codice giallo e rosso, di specifica competenza del sistema di emergenza-urgenza”.
E, sostiene il Fismu, “è necessario, per evitare una prevedibile implosione del sistema, rimodulare l’assistenza territoriale adeguandola ai bisogni di salute del cittadino”. Tra le soluzioni indicate “riprendere il discorso sui presidi medici di primo intervento adeguatamente supportati da personale infermieristico e da una diagnostica di primo livello in strutture distrettuali facilmente raggiungibili e riconoscibili, funzionati per almeno le 12 ore diurne e affidati alla continuità assistenziale”.

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