Catania-Ragusa, il Mit prende tempo

Il ministero: "Con il project financing il pedaggio dell'autostrada costerebbe il triplo rispetto alla media nazionale". La Regione: "Si corre il rischio di ricominciare da zero"

ROMA – “Di fronte alla evidente insostenibilità economica e finanziaria del progetto autostradale secondo il modello del project financing, con la previsione di una tariffa grossomodo tripla rispetto alla media nazionale del settore autostradale, circa 21 centesimi/chilometro contro meno di 8, e rischi evidenti in termini di equity, di strutturazione finanziaria dell’operazione e di lievitazione dei costi di costruzione, questa amministrazione e il Mef hanno proposto al Cipe di poter mettere in campo le determinazioni conseguenti entro il prossimo 13 maggio e di riferirne allo stesso Comitato interministeriale per la programmazione economica, anche alla luce della vaghezza del sostegno promesso dalla Regione siciliana in relazione al livello dei pedaggi”.
Lo fa sapere il Ministero delle infrastrutture e trasporti in una nota in riferimento all’autostrada Catania-Ragusa. “Dopo decenni di attese e ritardi, si considera strategica la realizzazione dell’opera per il territorio, sia in ottica economica che sociale. Dunque, il Governo sta operando con il massimo impegno e senso di responsabilità per accelerare su un progetto che sia poi effettivamente sostenibile e fruibile per i cittadini – prosegue il Mit – Perché alla Sicilia non servono cattedrali nel deserto, ma opere utili che possano davvero avvicinare le comunità e migliorare la competitività dell’isola”.
In merito alla decisione del Comitato interministeriale per la programmazione economica fa sentire la propria voce il presidente Nello Musumeci. “Sulla realizzazione della superstrada Catania-Ragusa si corre il rischio di ricominciare da zero. L’ennesima riunione del Cipe a Roma, con la presenza per la Regione del vice presidente Gaetano Armao, si è conclusa con un ulteriore rinvio. All’orizzonte si prevede che il Governo nazionale non intenda dare seguito all’obiettivo, fin qui perseguito, di un intervento misto pubblico-privato”.
“Sembra trascorso un secolo da quando, alcune settimane fa – continua il governatore siciliano – in uno dei palazzi romani, il ministro per il Sud Barbara Lezzi, attorniata da compiaciuti sindaci, dava per scontata la positiva conclusione della procedura. Un governo che continua a parlare a più voci, in costante contraddizione e senza idee chiare sulle cose importanti da fare per la Sicilia, non è certamente un elemento di garanzia. La Regione ha fatto conoscere la propria contrarietà e il proprio disappunto per questa incerta condotta e continuerà, nelle sedi opportune, a far valere le ragioni del territorio ragusano e le legittime attese di quelle disilluse comunità”.

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