Catania sta con Greta

I ragazzi in corteo “contro i potenti del mondo che distruggono l’ambiente”. L'assessore Mirabella: "Dobbiamo cambiare". VIDEO - FOTO

CATANIA – Oltre mille studenti in marcia a Catania nella giornata mondiale per il clima che si sta svolgendo contemporaneamente in centinaia di Paesi nel mondo.
Partiti in corteo dalla Villa Bellini, i ragazzi delle scuole hanno manifestato lungo la via Etnea. “Sono passati ben tre anni dalla firma dell’Accordo di Parigi le promesse fatte non si sono ancora trasformate in azioni – spiega Teresa, una delle manifestanti -. A Dicembre 2018 una studentessa svedese di 15 anni, ha parlato alla COP 24, Vertice delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici tenutosi in Polonia, mettendo i leaders mondiali difronte alle loro responsabilità”.

E riprendendo le parole di Greta Thunberg i ragazzi si rivolgono agli adulti. “Voi parlate soltanto di un’eterna crescita economica verde poiché avete troppa paura di essere impopolari. Voi parlate soltanto di proseguire con le stesse cattive idee che ci hanno condotto a questo casino, anche quando l’unica cosa sensata da fare sarebbe tirare il freno d’emergenza. Non siete abbastanza maturi da dire le cose come stanno. Lasciate persino questo fardello a noi giovani. Inutile parlare di lavoro se andiamo verso la distruzione del pianeta”.



“L’impegno, la fiducia, il contributo delle nuove generazioni sono terreno fertile per potere gettare un seme che potrà germogliare solo se il mondo sarà unito in una rinnovata visione globale”, dice l’eurodeputato catanese Giovanni La Via, componente della commissione Ambiente del Parlamento europeo e protagonista nelle battaglie dell’Unione, come nel dicembre 2015 quando alla Cop 21 di Parigi guidò la delegazione degli europarlamentari per lo storico accordo sui cambiamenti climatici, e ne firmò la ratifica.
“Da lì fu chiaro quale sarebbe stato il prossimo, irreversibile, corso a cui l’Europa dette uno slancio decisivo a livello globale – aggiunge -. L’Europa ha fatto e farà la sua parte, ma da soli non potremo cambiare il mondo, se pensiamo che il nostro continente incide solo per il 10% delle emissioni globali. Adesso tocca anche agli Stati Uniti, nonostante la parentesi negazionista di Trump, alla Cina, all’India, e a tutte le economie emergenti”.

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