Era già pronto accordo con azienda cinese

Blutec aveva allestito un piano da 50 milioni con Jiayuan, produttrice di auto

PALERMO – Doveva essere un colpo a sorpresa per il rilancio dell’ex stabilimento Fiat di Termini Imerese, chiuso da quasi 8 anni: Blutec aveva pronto un piano da 50 milioni con la cinese Jiayuan, produttrice di auto.
Il testo del preliminare d’intesa (Memorandum of understanding, Mou) – pubblicato dal Corriere.it – avrebbe dovuto essere sottoscritto in occasione della visita in Italia del presidente cinese Xi Jinping, il 21 marzo; una tappa è prevista anche a Palermo, due giorni dopo.
Ma è arrivata prima la magistratura, che ha sequestrato Blutec e ha arrestato il capo di Metec, l’imprenditore torinese Roberto Ginatta, finito ai domiciliari; l’altro indagato, raggiunto dalla stessa ordinanza, è l’amministratore delegato della società Cosimo Di Cursi, attualmente in Brasile e che starebbe tornando in Italia. I due sono accusati di malversazione di 16 milioni di euro, su un totale di 21, ottenuti da Invitalia per investire nel rilancio di Termini Imerese.
Il Gip, dopo il sequestro della società, ha nominato amministratore giudiziario il commercialista Giuseppe Glorioso, in mano al quale passerà ora anche questa partita del memorandum con la Jiayan.
Secondo l’anticipazione, la bozza di protocollo d’intesa “prevede di negoziare il passaggio dell’uso della fabbrica ai cinesi, che avrebbero prodotto 50.000 auto elettriche in tre anni destinate al mercato europeo, nonché un investimento da 50 milioni di euro congiunto di Blutec e Jiayuan o di altri investitori che sarebbero stati coinvolti nel rilancio dello stabilimento”.
Blutec – scrive il Corriere – lo scorso giugno aveva raggiunto con Invitalia un accordo su una transazione che prevede la restituzione rateizzata dei 16,5 milioni e la contestuale concessione di nuovi finanziamenti per procedere negli investimenti. Ma da mesi mancherebbe l’ok del ministero dello Sviluppo economico per la firma della transazione.
E’ “molto arduo immaginare una preordinata macchinazione per sottrarre fondi pubblici nettamente inferiori ai costi già ad oggi sostenuti in proprio per la reindustrializzazione del sito e i relativi progetti occupazionali”, ha detto lo studio legale torinese Grande Stevens che difende Blutec e respinge “con forza” le accuse nei confronti della società e di Ginatta. I legali annunciano di avere già assunto le necessarie iniziative “per dimostrare la loro oggettiva infondatezza e per rimettere l’azienda nelle mani dei legittimi titolari”.
Intanto, il prossimo 22 marzo, Termini Imerese scenderà in strada. L’hanno deciso in serata, nell’assemblea in piazza Duomo, i sindacati Fim, Fiom e Uilm e il cartello dei sindaci del comprensorio che appoggia la battaglia degli operai. In una lettera i sindaci chiedono al ministro per lo Sviluppo Luigi Di Maio di anticipare la riunione al Mise in programma il 9 aprile.

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