Bancarotta, arrestati non rispondono al gip. “Più di 2.000 pagine di atti da leggere”

Operazione "Pupi di pezza" a Catania. Gli avvocati di Antonio Pogliese e le altre 9 persone ai domiciliari: "Troppe carte da studiare, non potevamo difenderci"

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CATANIA – Si sono avvalsi tutti della facoltà di non rispondere davanti al gip Santino Mirabella le nove persone, tra professionisti e imprenditori, poste agli arresti domiciliari ieri dalla guardia di finanza di Catania nell’ambito dell’operazione ‘Pupi di pezza’ su una presunta associazione per delinquere finalizzata a bancarotte ed evasione fiscale.
Tra loro c’è anche Antonio Pogliese, 75 anni, titolare di uno dei più importanti studi di economia e finanza e specialista del settore della grande distribuzione, padre del sindaco di Catania, Salvo. Gli interrogatori si sono tenuti nell’aula Gip del Palazzo di giustizia alla presenza dei sostituti procuratori Fabrizio Aliotta e Fabio Regolo.
“Non è stata una scelta strategica processuale – spiega il suo legale, l’avvocato Giampiero Torrisi – ma senza alternative, dovuta all’imponente documentazione da leggere: l’ordinanza del Gip è 370 pagine, la richiesta della Procura oltre 500 e l’informativa della guardia di finanza 1.200. Non potevamo difenderci senza avere letto tutti gli atti. E’ una valutazione che abbiamo fatto tutti i legali impegnati nel caso: ci aspetta un fine settimana di lunghe letture. La prossima settimana ci faremo interrogare dai magistrati della Procura”.
Nell’ambito dell’operazione delle Fiamme gialle sono stati anche posti agli arresti domiciliari oltre a Pogliese anche alcuni suoi associati: Michele Catania, di 53 anni, Salvatore Pennisi, di 46. I tre, secondo l’accusa, “avvalendosi di Salvatore Virgillito, di 66 anni, liquidatore fiduciario dello studio, costituivano “un’associazione a delinquere, almeno dal 2013, dedita ad una serie indeterminata di condotte delittuose in materia societaria, fallimentare e fiscale” per un cifra stimata in circa 220 milioni di euro.
Agli arresti domiciliari anche gli imprenditori Antonino Grasso, di 54 anni, Giuseppe Andrea Grasso, di 51, Michele Grasso, di 58, Concetta Galifi, di 39, e Rosario Patti, di 79. Misura interdittiva a esercitare il diritto d’impresa per un anno per Alfio Sciacca, di 67 anni, e Nunziata Conti, di 65.

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