Battaglia legale tra Codacons e Agen

Camera di commercio del Sud-Est senza statuto da più di un anno. I consumatori chiedono lo scioglimento. Il presidente: "Sciocchezze". Ma chiede la consulenza a pagamento di un legale. I documenti

CATANIA – Per la modica cifra di circa 3.800 euro la Camera di Commercio di Catania, Ragusa e Siracusa della Sicilia orientale ha affidato all’avvocato Agatino Cariola mandato per rispondere alla richiesta di scioglimento dell’ente avanzata pochi giorni fa dal Codacons. Ne dà notizia l’associazione dei consumatori, che rende pubblico il documento con cui la Camera di Commercio incarica un legale privato di “predisporre controdeduzioni in merito all’atto di diffida proposto dall’Associazione Codacons”.
“E’ paradossale che, a fronte di una richiesta di scioglimento definita dal presidente Pietro Agen “una doppia sciocchezza”, lo stesso soggetto spenda soldi pubblici per affidare la difesa dell’ente ad un avvocato privato” – spiega Giovanni Petrone, Presidente Regionale Codacons.

Nello specifico – si legge nella delibera della Camera di Commercio di Catania, Ragusa e Siracusa – l’ente, “ritenuto che al fine di fornire adeguata risposta al Ministero evidenziando possibili atti lesivi nei confronti della Camera di Commercio ed evitare contenziosi giudiziari per atti eventualmente adottati dal Ministero, nonché per troncare qualsiasi azione contro l’Ente Camerale, fornendo esaustivamente motivi che confutano inequivocabilmente i presupposti da questi adottati nel formulare l’atto di diffida, di avvalersi dell’attività professionale di un legale; Atteso che nell’albo dei legali di fiducia dell’Ente, nella sezione amministrativa, risulta iscritto il Prof. Avv. Agatino Cariola del Foro di Catania di esperta e comprovata conoscenza del sistema camerale per aver assistito l’Ente […] Determina 1. Di conferire incarico legale al Prof. Avv. Agatino Cariola, al fine di fornire elementi utili di valutazione a quanto richiesto dal Ministero dello Sviluppo Economico e predisporre controdeduzioni in merito all’atto di diffida proposto dall’Associazione Codacons – Roma al M.I.S.E. e alla Regione Siciliana. 2. Di imputare la somma di € 3.000,00 oltre cpa 4% e iva 22% al cdc 325043 AA01 del Bilancio camerale, quale onorario al predetto professionista”.
Contro tale provvedimento il Codacons ha deciso di presentare un esposto alla Corte dei Conti della Sicilia, allo scopo di accertare se la delibera in oggetto possa configurare una eventuale forma di spreco di soldi pubblici con conseguente danno erariale, anche in considerazione del fatto che la diffida presentata dall’associazione è stata ritenuta una “sciocchezza” dal presidente Agen e, in quanto tale, non giustificherebbe spese legali di difesa così elevate.
Nelle scorse settimane, con una formale diffida inviata al Ministero dello sviluppo economico (MISE) e al Presidente della Regione Siciliana, il Codacons aveva chiesto di disporre lo scioglimento della Camera di Commercio di Catania, Ragusa e Siracusa della Sicilia Orientale, per violazione delle norme vigenti.
Come noto infatti la Camera di Commercio in questione, di cui fa parte anche una rappresentanza Codacons, pur essendo stata istituita con formali delibere del 2015 e organi politico-amministrativo insediati il 4 settembre 2017, ad oggi non dispone di alcuno statuto, in piena violazione della normativa vigente.
“L’assenza di statuto, oltre a costituire una violazione di legge, impedisce il regolare funzionamento dell’ente e dei suoi organi, non essendoci una fonte che disciplini in modo dettagliata attribuzioni e competenze, con il rischio che alcuni organi potrebbero invadere e arrogarsi competenze e funzioni proprie di altri, o rimanere inerti e non esercitarle – spiega l’avvocato Giovanni Petrone Presidente Regionale Codacons – Per questo abbiamo diffidato il Mise e la Regione Siciliana a disporre ai sensi dell’art. 5 della L. 580/1993 e ai sensi dell’art. 6 della L.R. 4/2010 lo scioglimento del consiglio della Camera di Commercio di Catania, Ragusa e Siracusa della Sicilia Orientale ricorrendo le ipotesi normativamente previste delle gravi e persistenti violazioni di legge e considerata l’impossibilità di assicurarne il normale funzionamento.

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