La dottoressa stuprata a Trecastagni: “Non mi ascoltano e la rabbia aumenta”

Serafina Strano lancia un progetto antiviolenza nelle scuole di Catania. E insiste: "Basta guardie mediche-tuguri abbandonate da Dio"

CAGLIARI – Continua a raccontare la sua storia in giro per l’Italia, ma le istituzioni non la ascoltano. Serafina Strano, la dottoressa catanese di 52 anni stuprata nel 2017  durante il turno di servizio alla guardia medica di Trecastagni, è a Cagliari su invito dell’Ordine dei medici in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
“Basta guardie mediche-tuguri e in luoghi abbandonati da Dio – dice -, donne e uomini che ci lavorano non possono essere lasciati soli a difendersi contro violenze e aggressioni che sono ormai all’ordine del giorno”.
A un anno e due mesi da quella notte “non sono solo le profonde cicatrici e ferite impresse nell’anima a bruciare – spiega -, sono rabbia e delusione per gli appelli caduti nel nulla, verso le istituzioni ancora sorde alle legittime richieste: più sicurezza nelle guardie mediche, devono trasformarsi in presidi sicuri e efficienti, in poliambulatori. Il sistema va profondamente riformato”.
Serafina si commuove nel ricordare la storia di Roberta Zedda, la dottoressa di Solarussa uccisa da un paziente nel 2003, una storia che si intreccia in qualche modo alla sua. “Mi aveva colpito moltissimo la sua vicenda – racconta -, provai tanta rabbia e in quella notte da incubo, quando mi trovai in balia per una ora e mezzo di quell’uomo che cominciò subito a spogliarmi e mi picchiava selvaggiamente, mi veniva in mente lei. Ero terrorizzata, non pensavo di uscirne viva. In quei momenti il mio pensiero è andato a Roberta: in qualche modo i nostri destini si sono incrociati. La mia storia ha avuto un altro epilogo. E dal giorno dopo mi sono fatta forza e ho promesso a me stessa di portare la mia testimonianza di lotta ovunque, perché si possano trovare soluzioni”.
Da lunedì su sua iniziativa partirà un progetto antiviolenza nelle scuole rivolto alle scuole di Catania. “Sarà pure una gocciolina nel mare, ma occorre sempre più fare fronte comune per sensibilizzare i cittadini, a partire dai ragazzi”, dice Serafina.

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